a tutto mourinho

UNO PER TUTTI E TUTTI PER MOURINHO

“Mourinho a vita” o almeno “con noi fino al dicembre 2012”. Perché un allenatore ‘Special’ così renderebbe facile pure gestire la tanto proclamata (dai Maya) fine del mondo. Qualcuno in mezzo allo stadio...

Eva A. Provenzano

"Mourinho a vita" o almeno "con noi fino al dicembre 2012". Perché un allenatore 'Special' così renderebbe facile pure gestire la tanto proclamata (dai Maya) fine del mondo. Qualcuno in mezzo allo stadio Meazza gli dà del "Mou Potter". Qualcun altro addirittura lo usa come 'arma'… contro la suocera: "E' innamorata di te", gli scrivono. Una conquista totale del popolo interista che ha già fatto richiesta di beatificazione e qualsiasi cosa accada. Il suo miracolo è stato insegnare all'Inter a non aver paura di vincere, in Italia e in Europa. Tutto è cominciato con quel suo "Non sono mica un pirla" che scatena un putiferio mediatico e fa breccia nei cuori nerazzurri. La Milano Interista se n'era accorta subito, con Mou sarebbe stata proprio tutta un'altra musica. Il vate di Setubal, però, ha voluto conquistarsi, giorno per giorno la fiducia del popolo nerazzurro. L'ha fatto mettendoci la faccia sempre (e quello di Balotelli non è solo un caso), attirando l'attenzione su di sé e lasciando fare il resto alle gambe dei suoi uomini. Il primo match-point per lo scudetto, l'Inter se l'è visto annullare dalla Roma al 38' (Roma – Cagliari 2 a 1), dopo 4 gol al Chievo e momenti di relax costati tre gol subiti. Sembrava fatta dopo la rete del Cagliari, poi a San Siro, è arrivata la pioggia. Fredda, freddissima. Tutto rimandato e ancora novanta minuti da giocare, col cuore in gola e senza fiato, come sempre del resto. Nella Siena (del 15 scudetto) ci si gioca tutto. Josè potrebbe non sedere in panchina. Il deferimento arrivato in settimana fa pensare ad un'esclusione dell'allenatore portoghese nell'ultima giornata. Una "denuncia" sugli atteggiamenti di Mourinho che non può permettersi di dire quello che pensa in un Paese di ipocriti e falsità. Perché in Italia se qualcuno ti accusa con un "Che vergogna vincere così" (Rosella Sensi, dopo Lazio-Inter: 0-2) di aver manipolato la mente di tifosi e calciatori laziali, nessuno si deve scandalizzare, ma se Josè, solo perché è l'allenatore dell'Inter, si permette di replicare a tono e con ironia (e finalmente, dopo Prisco, qualcuno che lo fa come si deve: lo aspettavamo da una vita) allora giù con gli avvocati e le querele. La sua sincerità non gli permette di nascondersi dietro alle frasi fatte e così lo Special One l'ha ribadito: "Non tornerò a parlare mai", dopo quel "Non mi piace il calcio italiano, ma l'Inter sì". Un pensiero sarà passato dalla sua testa: "Ma chi me la fa fare?". Nessuno Josè, ma "Se ci lasci, non vale".