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Milito: “Ancora mi commuovo se penso a Madrid”. Zanetti e Cambiasso: “Lautaro…”

L'argentino è stato protagonista di uno degli eventi del Festival dello Sport

Eva A. Provenzano

Il Festival dello Sport celebra gli argentini e ce ne sono tanti che hanno fatto sognare l'Inter e gli interisti. All'evento che si tiene al Teatro Strehler di Milano è presente Esteban Cambiasso. Ma ci sono tanti altri argentini collegati.

FCINTER1908.IT presente con la sua inviata, vi riporta le loro parole:

CAMBIASSO

«Ho vissuto tante cose belle a Milano, non solo a livello sportivo. Sono nati i miei figli qui. Milano per me è più del Triplete. Ho trovato un posto dove mi sento davvero a casa». 

-Il ricordo più bello di Milano?

Non è legato alle partite, ma i posti dove abbiamo vissuto. Ricordi di spogliatoi, di ritiri, di sognare le partite più delle partite vissute. La finale di Madrid e il Barcellona sono ricordi belli ma sono belli soprattutto i ricordi vissuti nel privato della Pinetina.

-Punti di contatto tra calcio argentino e italiano?

Ci sono più cose simili che differenze. Nonostante in Argentina si parli spagnolo come prima lingua ma ci sono tanti argentini che vengono dall'Italia. C'è un perché se per noi l'Italia è importante.

-L'Argentina è un Paese che vende nel calcio, c'è più fame d'emergere in questi ragazzi. Questa grinta la vedi anche nei giovani italiani? 

Ho portato quello che avevo, la mia valigia era a disposizione di quello che avevo. Ho cercato di fare del mio meglio per rispetto di me, ho portato questo avanti. Cerco di non dare colpe ai ragazzi. I ragazzi possono avere grinta e tutto ma hanno bisogno di opportunità. Sento pochissimo in Italia che fanno il settore giovanile nelle squadre ma per diventare giocatori devono andare prima in Serie C o B con campi penalizzanti, a giocare per salvarsi e da lì vogliamo che tornino nei grandi club come giocatori per vincere. Dovremmo preparare i ragazzi a quello e non fare cose che non fanno parte del percorso. Tendo a difendere i giovani calciatori. Tante volte pensano che devono vivere cose che non so quanto siano obbligatorie, ma devono fare la gavetta. 

Non sono un giudice e non lo giudico. Sono due giocatori bravissimi e per fortuna li abbiamo. Sicuramente sono il presente e il futuro della Nazionale, possiamo stare tranquilli. Sono in costante crescita. C'è ogni volta da imparare e loro lo stanno facendo benissimo e sono sempre contento di vederli in campionato e in coppa perché vedono che vogliono fare sempre meglio. Le loro caratteristiche tecniche che mi piacciono di più? Dybala ha capacità di tiro nello stretto molto importante. Giocate con palla al piede, lui riesce a fare tiri senza prepararli tanto e sorprende tutti. Non ha necessità di armare ogni gesto tecnico. Questa caratteristica ce l'ha. Di Lautaro apprezzo il muoversi in area. Nel muoversi di Lautaro c'è grande intelligenza. 

-Le difficoltà della Nazionale argentina? 

Il Mondiale si gioca ogni quattro anni. Quando si dice che non si vince in venti anni sono massimo quattro tornei. Ieri sono iniziate le qualificazioni ai Mondiali, non è facile vincere. L'Argentina è stata 16 anni al top, poi ci sono anche le altre Nazionali e non è facile vincere. Questa è la verità. Anche se noi lo viviamo così. Nessuno dirà mai che l'altro ha vinto perché ha giocato meglio, sempre cercheremo i nostri errori. Se l'altro gioca meglio mi batte. 

-Avete vinto nel 1978 e nel 1986, a quale Mondiale sei più legato?

Al Mondiale del 1990 anche se abbiamo perso in finale. Il Mondiale come tifoso per me è quello del 1990.

-Perché in Argentina è più amato Maradona di Messi che è amato più in Europa? 

Kempes perché è stato il primo a vincere il Mondiale, i numeri sono dalla sua parte. Maradona viene dalla parte povera dell'Argentina e penso che tutti gli argentini si possano vedere in lui, nell'illusione di diventare un calciatore come lui. Messi oggi è riconosciuto anche in Argentina ma vive e gioca più lontano, è inevitabile. Milito è stato riconosciuto in Argentina molto di più per essere tornato e aver vinto in Argentina, più di quanto ha vinto con una società gloriosa come l'Inter. Per fortuna Leo si sta godendo tutto l'amore che avrebbe meritato qualche anno fa, in Argentina ora sta arrivando. Sono tutti tre amati e noi Leo Messi lo vediamo più da compagno e rivale e per questo è meno un mito degli altri due. Per questo Diego Maradona è intoccabile. Su Maradona e Pelé non c'è paragone (ride.ndr). 

-Durante l'evento si è collegato in streaming anche Javier Zanetti. Queste le parole dell'ex capitano nerazzurro: «Come è cambiato il calcio in questi anni? Arrivare presto in Italia è stato importante per me. Credo che in tutti questi anni sono cambiati anche gli allenamenti. Quando sono arrivato il ritiro era con corse lunghe e km ora si fa lavoro specifico e individuale per migliorare i giocatori. Tante persone seguono anche gli avversari».

-Rivedi qualcosa di Diego Milito in Lautaro?

Diego è stato uno degli attaccanti più forti. Lautaro si è adattato subito al nostro calcio e sta facendo vedere tutto quanto può dare, ha margini di miglioramento. Lui è il presente e il futuro dell'Inter ed è importante per il club. Diego lo conosce bene e averlo da esempio è stato importante per Lautaro. Lo vedo quotidianamente alla Pinetina, è un grande professionista. Ha voglia di imparare e stupire e gli auguro di cuore di fare bene.

-Avete vinto nel 1978 e nel 1986, a quale Mondiale sei più legato? 

Quello del 1986, è quello che ho vissuto in maniera più intensa da tifoso e appassionato. Per me quello è stato indimenticabile. 

-Kempes, Maradona o Messi? 

Tutti e tre, ognuno nel suo momento. Non mi piace paragonare e scegliere perché credo che ognuno ha fatto cose indimenticabili. Come argentino sono orgoglioso che siano connazionali e che abbiano divertito chi ama il calcio. 

Anche DIEGO MILITO è apparso in collegamento sugli schermi del Teatro. Queste le parole dell'attaccante argentino: «Ancora mi commuovo quando vedo quella finale, quando lo ricordiamo tanti brividi». 

-Cosa consiglieresti ad un giovane argentino che arriva in Italia? 

C'è bisogno di un po' di tempo come per tutti. Deve cercare di abituarsi prima possibile ai metodi italiani in un calcio molto difficile. Abbiamo fortuna che spuntano spesso giocatori importanti. Lautaro è un attaccante completo capace subito di dimostrare il suo valore. Il gol che ricordo con più affetto? Difficile sceglierne uno perché sono stati tanti. Mi ricordo il primo al Genoa contro l'Ascoli. È stato il mio esordio e mi sono subito potuto mettere in mostra al primo pallone toccato. Lo ricordo perfettamente. Un gol importante con l'Inter è stato quello segnato a Siena, ci ha permesso di vincere uno scudetto molto importante per noi. A Palermo abbiamo pareggiato contro il Palermo e stava per nascere mio figlio a Milano e quasi non dovevo giocare, è stata una lunga giornata. È stato un giorno lungo per lui e i compagni in camera. Il gap con la Juve? Vedevo bene l'Inter l'anno scorso e anche quest'anno, il gap sembra ridotto e mi auguro che l'Inter possa lottare per lo scudetto, lo deve fare per la storia. 

(Fonte: FCINTER1908.IT, dall'inviata Sabine Bertagna)

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