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Eriksen: “Al Tottenham ero la pecora nera: vi racconto tutto. E quando è arrivata l’Inter…”

Le parole del danese alla BBC

Marco Astori

Lunga intervista concessa da Christian Eriksen, nuovo centrocampista dell'Inter, ai microfoni della BBC. Il danese ha raccontato prima di tutto il suo ultimo periodo al Tottenham: "Ho avuto la colpa per molte cose e per essere stato il ragazzo cattivo. L'Inghilterra è stata molto frenetica negli ultimi anni: dopo le mie frasi in estate si parlava solo di dove potessi andare. Ogni partita ci si chiedeva: "Ma parte o non parte?". Molta gente ne parlava. Anche i tifosi per strada mi ringraziavano e mi auguravano buona fortuna. Ma io ero ancora lì, era strano. Ma ora è bello essere in un posto nuovo e cominciare da capo".

Il tuo futuro ti ha influenzato durante la finale di Champions League?

Direi di no. In Inghilterra, quando il tuo contratto è breve, devi andare via, sei finito. Alla fine io ho giocato 30 partite che sono state come fossero partite d'addio. Continuavano ad essere possibili ultime partite per me. Io volevo provare qualcosa di nuovo, ma sentivo che non arrivava nulla: ero pronto per giocarmi il posto, non ero cambiato. Ma io entravo ed uscivo dalla squadra. Anche se avessi avuto quattro anni di contratto, questa stagione sarebbe stata difficile dopo la finale".

I problemi con Tottenham sono stati accostati a te e alla tua forma.

"Questo è il problema. Se hai un contratto corto, sei la pecora nera. Io feci quell'intervista, fui onesto: dovevo esserlo. Non volevo nascondermi come fanno tanti giocatori: ognuno è diverso, io sono onesto e l'ho detto. Ho avuto colpe per ogni cosa, per essere il ragazzo cattivo. Ho letto di essere la persona più cattiva dello spogliatoio dal momento in cui volevo andarmene: nessuno pensa di andare via se non arrivano offerte, ma io l'ho detto pubblicamente".

"Quando il mercato non è aperto, si può solo parlare. Non può esserci niente di concreto. Mourinho è stato bravo, poteva dire che volevo andare via e che non avrei più giocato. Ma non l'ha fatto. Dopo che gli ho detto cosa sentivo e cosa volevo fare, mi ha detto solo di essere felice e che avrei giocato se ci fosse stato bisogno di me. E c'era bisogno in qualche partita. E ho giocato più da subentrante che da titolare ovviamente".

Il Tottenham?

"La finale di Champions League è stato un momento speciale: era la prima volta nella loro storia. E' stato bellissimo esserci. Ma quando perdi il giorno dopo è la fine del mondo. Poi è stato difficile. La gente era ancora triste ed è cominciata la stagione. Quando fai brutti risultati, entri in una spirale che non conosci e da cui è difficile uscire. Ma in Premier League c'è un solo club che sta volando: gli altri provano a trovare il proprio posto, non solo il Tottenham. La storia degli ultimi cinque anni del Tottenham ha raccontato che siamo stati dove non sono stati per molto tempo".

Quando hai realizzato che saresti andato via?

"Quando è diventato tutto serio. Alla fine tutto si riduce su quanto il Tottenham voleva e quanto l'Inter voleva pagare. Io ero controllato dal Tottenham, da Levy. Lui dice sì o no. Tu provi ad essere professionale e a non forzare".

C'è sempre stata solo l'Inter? Anche lo United per anni ti è stato accostato.

"Per anni, ma non ci è mai andato vicino. Abbiamo parlato con loro e abbiamo sentito che fosse possibile, così come no. Ma alla fine io volevo una nuova sfida e restare in Premier sarebbe stato facile. Restare al Tottenham poteva essere una soluzione, ma io volevo provare una nuova sfida in un nuovo paese. Quando l'Inter è arrivata, non è stata una scelta difficile".

Ci sono molti ex giocatori della Premier League.

"Sì e si parla un po' inglese e c'è un po' di cultura inglese. Non sono l'unico a non capire proprio tutto di italiano. E' divertente il fatto che tanti giocatori sono venuti qui. Non succede spesso e non so se rende tutto facile. Parli con loro su dove vivrai, che casa cerchi, cosa è successo: parli più con loro e lo fai in inglese. Ma non importa molto: dipende molto dal gruppo in cui arrivi: ed è un bellissimo gruppo".

E' un ottimo momento per l'Inter.

"Sì, storicamente non è facile arrivare a gennaio. Tutti sono allo stesso livello fisico perché si sono allenati insieme per tutta la stagione. Io devo arrivare in forma e capire come giocano e imparare cosa fanno".

Domenica c'è il derby contro Ibrahimovic.

"E' un grande nome ovviamente. E poi c'è un amico, Kjaer. Ho parlato con lui quando stavo parlando con l'Inter. Lui non era felice all'Atalanta. Sarebbe la prima volta in cui giochiamo contro, sarà bello. Speriamo di far vedere in che posto siamo in campionato".

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