copertina

Inter, la mano di Inzaghi. “Meno attesa, più coraggio e leggerezza. Rispetto a Conte…”

Matteo Pifferi

Per la prima volta contro una big italiana è stata chiara la nuova mentalità dell'Inter di Inzaghi: nessuna attesa, la partita va comandata

"L'Inter di Simone Inzaghi sta marciando al ritmo di quella di Antonio Conte, che dopo 13 giornate aveva 30 punti: 9 vittorie, 3 pari, una sconfitta. Al nuovo tecnico mancano due punti: un pari in più e una vittoria in meno. Uno dei due rigori sbagliati con Atalanta e Milan avrebbe potuto pareggiare il conto. Anche i gol fatti e subiti si assomigliano: 32-16 Conte, 32-15 Inzaghi. Eppure lo sforzo di Simone non è quello di sovrapporsi al predecessore, ma il contrario". Apre così l'articolo dedicato dalla Gazzetta dello Sport a Simone Inzaghi e alla volontà di sfruttare l'eredità lasciata da Conte. "Inter-Napoli è stata la prima nitida manifestazione dell’Inter inzaghiana, qualcosa di diverso rispetto al passato recente", continua il quotidiano che poi entra nel dettaglio.

Inter diverse

La differenza tra l'Inter di Inzaghi e quella di Conte è evidente e a maggior ragione paragonando gli ultimi due match col Napoli giocati a San Siro. Con Conte la squadra era più bassa (29,6 m) mentre domenica la squadra era più alta (44,3 m) con una ricerca continua del controllo del gioco. "Conte ha battuto il Napoli con un gol e 3 tiri in porta; Inzaghi con 3 reti alla miglior difesa del torneo e 7 palloni tra i pali. Inzaghi ha giocato più palloni (569-543), ne ha crossati di più (15-10) e ha riempito di più l’area: 12 tiri dentro il perimetro contro 5. Inzaghi, attaccando una difesa schierata, ha avuto più bisogno del dribbling (13-4) e della qualità tecnica. Come si vede, la fotografia è nitida: Simone cerca un’Inter più costruttiva e dominante", spiega ancora il quotidiano.

Calhanoglu e Darmian

Da rimarcare, però, l'importanza di Calhanoglu, cresciuto in maniera esponenziale nelle ultime partite dopo un inizio non così convincente, e Darmian, anche lui diventato un fattore sia in termini di duttilità che di efficacia in campo. Conte aveva altri interpreti (Eriksen e Hakimi) e giocoforza l'approccio tattico ai match era differente ma la crescita individuale del turco e dell'ex United e Parma rientra tra i meriti di Inzaghi.

Più leggerezza

"Tirando le somme, Conte ha preso un’Inter smarrita e l’ha rifondata dandole disciplina e rigore in campo e fuori. L’ha lasciata con lo scudetto sul petto e con la personalità forte dei vincenti. Inzaghi ha sfruttato con intelligenza questo tesoro per spingere in avanti l’Inter e dotarla di un gioco più qualitativo e coraggioso che può metterla a suo agio anche in Champions, dove Conte sempre ha raccolto poco. Simone ha smollato i dogmi tattici del predecessore e la rigidità delle linee di gioco codificate, ha portato in campo più spensieratezza e più libertà d’invenzione", aggiunge poi La Gazzetta dello Sport.