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Mancini: “Voglio vincere un Mondiale da CT. Tutto sull’Inter e il mercato…”

Francesco Parrone

L'attuale tecnico dello Zenit ha parlato anche del suo rapporto con Mirabelli e Fassone, oggi al Milan

In una lunga e interessante intervista, l'ex allenatore nerazzurro Roberto Mancini ha parlato del suo passato a Milano, dei rapporti lavorativi e del suo sogno per il futuro: "Ho un sogno: vincere da c.t. ciò che non ho vinto da calciatore. Un Mondiale" esordisce a La Gazzetta dello Sport.

Mancini, non le mancherebbe il lavoro quotidiano di campo, come lamentano tanti colleghi?

"È da 40 anni che lavoro in campo tutti i giorni, da calciatore e da allenatore. E poi sono giovane, posso ritornare in un club dopo la Nazionale…".

Ma se arrivasse il grande club?

"In grandi club ho lavorato e vinto. Allenare la Nazionale è bello. Sarebbe un onore, un orgoglio. E vincere un Europeo o un Mondiale ancora di più".

Ma li abbiamo i giocatori per vincere?

"I giovani bravi ci sono. Mi piacciono Belotti, Pellegrini, Romagnoli che può crescere ancora tanto. E ogni stagione ne vengono fuori altri. Gli italiani hanno qualcosa in più. C’è materiale per impostare un buon lavoro, dando magari una logica comune alle varie under, come succedeva quando le frequentavo io".

Servirebbe prima un presidente federale. Idee?

"Mi piacerebbe vedere al lavoro ex giocatori, ma non per il solo fatto che lo siano stati. Solo quelli che hanno qualcosa da dare, con passione e carisma. E in posti proporzionati alle loro conoscenze e alle loro esperienze. Le bandiere non servono".

Nel bilancio previsionale della Figc sono stati stanziati 5 milioni per il nuovo c.t. Bastano?

"I soldi non sarebbero un problema. Ma precisiamo: stiamo parlando in libertà… Io ho un contratto con lo Zenit, che sta facendo bene".

Meno bene che a inizio stagione però.

"Abbiamo rifondato la squadra, siamo partiti benissimo e siamo andati in testa. Poi abbiamo pagato le coppe, fatichiamo a sostenere due partite in una settimana. Ma siamo secondi a 8 punti dalla Lokomotiv Mosca e possiamo risalire. Alla ripresa c’è subito Lokomotiv-Spartak. Possiamo accorciare e rilanciarci in classifica".

Ha risvegliato Kokorin.

"Avesse voluto, con i mezzi che ha, avrebbe potuto giocare in tutti i club d’Europa".

Come Perisic?

"No, Kokorin è fuoriclasse vero. Perisic è devastante fisicamente, gli manca continuità. L’ho preso io, lo so. Ma anche quando fa poco, fa tanto. Chi meglio di lui all’Inter?".

Dicono: l’Inter di Spalletti è crollata come l’ultima di Mancini.

"È diverso. Noi avevamo rifondato la squadra, ora la squadra ha due anni di esperienza in più e tanti di milioni investiti. Noi chiudemmo l’andata in testa pur avendo lacune evidenti. A quel punto servivano acquisti a gennaio per reggere il passo, invece si parlava solo di vendere. Un club come l’Inter non può ragionare solo per arrivare in Champions, deve progettare per vincere".

E in estate arrivarono Gabigol e Joao Mario, voluti da altri.

"Gabigol era giovane, sarebbe stato meglio darlo subito in prestito. Joao Mario era identico a Brozovic. A me serviva altro. Una punta rapida, capace di attaccate le difese chiuse. Ma a quel punto erano già stati spesi i soldi e non si capiva chi decideva. C’era confusione".

Su Kondogbia però lei c’ha messo il timbro.

"Infatti l’avrei tenuto. Aveva un carattere particolare, andava protetto. Ma era un talento, aveva qualità. Infatti a Valencia è sempre il migliore".

Ha lasciato partire Kovacic.

"Abbiamo avuto anche confronti duri tra noi. Gli dissi: “Rifiuta tutto ed esplodi qui!” Ci credevo. Ma arrivò il Real e c’era bisogno di soldi".

Cosa serve a Spalletti?

"Non ho visto spesso l’Inter. Forse una punta rapida alla Mertens, Salah: gente che segna, vicina a Icardi. Rafinha? Esperienza e qualità".

Ce la fa l’Inter ad arrivare in Champions?

"Io la vedo terza. Per me, anche così, è più forte di Roma e Lazio. Quest’estate comunque ha investito".

 

(Fonte: Luigi Garlando, La Gazzetta dello Sport 11/1/18)