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Oaktree: “Inter top club. Noi proprietari? Non è il nostro piano ma chi lo sa”

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Le parole di Alejandro Cano: "L’Inter è una società top per seguaci nel mondo, era l’opportunità per avere un ruolo e supportare un club"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Calcio e Finanza durante il Business of Football Summit organizzato dal Financial Times, Alejandro Cano, managing director per Oaktree Global Opportunities, ha parlato così del piano del fondo e di un suo possibile insediamento come proprietario dell'Inter«Noi possiamo investire in diversi settori e modi. Per il calcio, la necessità di capitale era chiara, questo era il modo per entrare in questo mondo e vedere se potevamo investire. Abbiamo deciso che era interessante per due motivi: è uno sport mondiale, ottimo a lungo termine e con potenziale di crescita; l’ecosistema si sta posizionando per essere più sostenibile finanziariamente, che significa più redditizio.

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Abbiamo valutato la situazione, poi il Covid ha ampliato le possibilità e la necessità di capitale più urgente. Quello che ci ha portato nello sport è combinazione di necessità di capitale e un orizzonte di sostenibilità. Quante possibilità ci sono che diventiamo proprietari dell’Inter? Non è il nostro piano, vogliamo lavorare come ottimi partner e offrire supporto, ma chi lo sa.

Abbiamo cercato situazioni in cui possiamo dare valore e dare soluzioni tagliate su misura per la controparte. L’Inter è una società top per seguaci nel mondo, era l’opportunità per avere un ruolo e supportare un club e lo abbiamo fatto. Guardiamo in generale al settore, crediamo sia interessante. Quando guardi a NBA o NFL, i multipli che si vedono lì sono il doppio rispetto ai top club calcistici europei, non a caso tanti imprenditori USA investono nel calcio europeo.

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Una cosa che riguarda la struttura, ad esempio, senza retrocessione o con il salary cap. Per il calcio c’è ampio spazio per un sistema più sostenibile e una struttura che permetta di gestire meglio il capitale. Lo stadio? Credo che il calcio in generale si debba adattare, dal punto di vista digitale ad esempio ma anche dando una esperienza molto positiva dentro lo stadio. È qualcosa che ha un valore per un team come l’Inter, un club che merita uno stadio del 21esimo secolo. Il mondo sta cambiando e il calcio non può perdere questo treno», ha concluso.

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