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editoriale

EDITORIALE / Spalletti sembra interista da sempre. Il prossimo ‘miracolo’ è già pronto

Alfio Musmarra

L'editoriale di Alfio Musmarra per FcInter1908

Il ‘dirimpettaio della follia’ ha trasformato l’Inter dal profondo, innescando quell’essenza intrinseca che è parte integrante del Dna nerazzurro, impresa in cui nessuno era riuscito dal post Triplete in avanti. Si è parlato di pali, fortuna  ed amenità assortite, ma in pochi sono andati  alla sostanza, analizzando i fatti. Perché niente più dei numeri fornisce gli elementi per raccontare il lavoro fatto dal tecnico di Certaldo che ad oggi è andato al di là di ogni più rosea aspettativa.

Nella classifica dei tiri in porta l’Inter ( 103) è alle spalle di Napoli (129) e Juventus (106). Le stesse tre squadre dominano la classifica degli assist  con il Napoli capofila con  61, segue la Juventus con 57 e l’Inter 54. La squadra di Spalletti domina poi la classifica dei chilometri percorsi 111.167 di media. Da qualche settimana effettivamente non si sente più parlare di fortuna, allora ci pensiamo noi a ricordarvi la classifica dei pali, dove la Roma ne ha colpiti 11 e subiti 3, contro gli 8 colpiti dall’Inter ed i 7 subiti. Segue la Juventus: 7 legni presi contro 1.

Dati alla mano i nerazzurri primeggiano anche nella classifica dei corner (91), segue la Roma (80), mentre condividono con Chievo e Juventus il primato sui gol di testa (6), dimostrando di essere una squadra fisicamente rinata. La vittoria sull’Atalanta è passata quasi in sordina, nessuno infatti ha sottolineato i meriti di una squadra che ha concesso un solo tiro in porta ai bergamaschi che in trasferta avevano sempre segnato almeno un gol. L’ultima trasferta a tabellino inviolato  per gli orobici risale al 16 dicembre 2016. Dato significativo, passato troppo sotto traccia, che poi si voglia catalogare come semplice casualità è un altro discorso. Perché una delle peculiarità del tecnico è quella di tenere tutti sulla corda, mantenendo la concentrazione costante. La squadra può anche soffrire, ma non perde mai lucidità e distanze.

E questo grazie ad un lavoro mirato di Luciano Spalletti che ha fatto un lavoro incredibile per cercare di arginare un brutto vizio di un gruppo di ragazzi abituato troppo spesso a sbandare prima e sbracare poi, passando da un filotto di risultati positivi ad un altro filotto di risultati profondamente negativi. Dal vincere incredibilmente con la Juventus, al perdere in maniera sconsiderata con Cagliari e Sassuolo. Ridare credibilità e professionalità ad una squadra che aveva smarrito la concezione del lavoro non era facile, ma Spalletti era abituato a ben altro: perché prendere la Roma dopo le macerie lasciate da Garcia e gestire l’addio al calcio di Francesco Totti facendo da parafulmine è stata la certificazione di salto di qualità significativo.

Chiudere l’esperienza in giallorosso con una media punti di 2.15 è un risultato che va al di là di tutto, fermo restando che siamo ancora ad un terzo della stagione la media punti dell’Inter è salita a 2.54. Difficile pensare che possa restare su questi valori, ma considerata la spaccatura del campionato, se si vuole restare in ambito Champions non si deve abbassare la guardia: troppo ampia la forbice tra chi sta davanti e chi lotta per non retrocedere. Ma il tifoso interista è disilluso: ricorda bene infatti quando con Mancini fu vice campione d’inverno ed a fine campionato arrivò a malapena in Europa League. Certo la squadra era molto diversa rispetto a quella di oggi, per non parlare delle questioni interne. Ed è proprio questo il bello di Luciano Spalletti: è all’Inter da luglio ma è come se fosse sempre stato qui. Ha la piena consapevolezza del posto in cui si trova, del mondo Inter e non è casuale l’empatia che si è venuta a creare. Ha saputo toccare le corde giuste lavorando fortemente sull’aspetto tattico motivazionale. Recuperando giocatori che San Siro non avrebbe mai voluto rivedere con la maglia nerazzurra. Dopo Nagatomo e D’Ambrosio adesso è toccato a Santon. Non è difficile immaginare che il ‘miracolo’ sportivo tocchi presto anche a Ranocchia perché l’aria è cambiata ed ormai inutile nascondersi. Poi toccherà anche a Dalbert e Cancelo. Ovviamente arriveranno le difficoltà e lì, solo in quel momento, avremo la riprova del salto di qualità del gruppo, sul quale il tecnico fa un lavoro martellante, sistematico. Perché gli orrori restano lì, vividi nella mente degli interisti ai quali non par vero di poter giocare bene con una squadra sulla quale quest’estate erano in pochi a credere.