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Moratti: “Sento sempre Mou, Ibra speciale. L’Inter del mio cuore? Non quella del Triplete”

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Qual è l'Inter del suo cuore? La risposta di Massimo Moratti è un po' a sorpresa. Al Corriere dello Sport, l'ex presidente parla a tutto campo

Marco Macca

Qual è l'Inter del suo cuore? La risposta di Massimo Moratti è un po' a sorpresa. Al Corriere dello Sport, l'ex presidente parla a tutto campo del passato, svelando qualche aneddoto:

Moratti: “Sento sempre Mou, Ibra speciale. L’Inter del mio cuore? Non quella del Triplete”- immagine 2

Comprare hai comprato. Venduto, un po’ meno.

«Vendere non mi veniva bene... Però Ronaldo e Ibra furono grandi operazioni, autentici investimenti. Gli opposti. Il Ronaldo del ’98 non è descrivibile con accenti umani, era baciato da Dio».

E Ibra? Anche a venticinque anni si sentiva un dio in terra? 

«Sì. Un tipo davvero speciale, molto simpatico. La cantante lirica, voleva essere rispettato, la squadra dove riconoscerne la leadership, lui era il capo, dava anche ottimi consigli. Ancora oggi, a quarant’anni, non sembra cambiato».

L’Inter alla quale sei rimasto più legato è quella del Triplete?

«Offenderei chi ha vinto tutto, se ne indicassi un’altra. Quella di Ronaldo, Zamorano, Recoba e Djorkaeff, però, mi è rimasta nel cuore».

Mourinho lo senti ancora?

«Certamente, Mourinho è bravo e sono felice che sia alla Roma, dove sta facendo bene. Lo presi perché mi ricordava tanto Herrera, mi divertiva il fatto che come il Mago fosse diverso, provocatorio, abilissimo nel comunicare, molto intelligente. Oltre che eccezionalmente vincente». 

E Mancini? Il pregio.  

«Il pregio potrebbe anche essere il difetto: l’emozionalità. Siamo sempre rimasti legati. Roberto era un ragazzo, conservava tutta l’emozionalità del giocatore. Perdemmo con la Lazio e me lo trovai nello spogliatoio che piangeva in un angolo, le lacrime facevano capire che ci teneva tremendamente a far bene. A Roberto ti affezioni anche per come vive il calcio, la partita, i momenti. Diventa difetto, l’emozionalità, quando prevale sul resto, proprio questo aspetto del carattere lo spinse a dire che a fine stagione se ne sarebbe andato».

(Fonte: Corriere dello Sport)

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