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Berti: “Vittoria netta, Lautaro la chiave. Ibra doveva andare a Sanremo?”

Fabio Alampi

L'ex centrocampista dell'Inter è euforico dopo il derby: "Eravamo già obbligati a puntare allo scudetto, ora lo siamo ancor di più"

L'Inter batte il Milan e vince il derby in maniera esaltante. La Gazzetta dello Sport ha raccolto le sensazioni di Nicola Berti, ex centrocampista nerazzurro, decisamente euforico al termine della partita: "È una gioia fighissima. Eravamo già obbligati a puntare allo scudetto. Ora lo siamo ancor di più. Non è stata una vittoria semplice però è stata limpida. Netta. Abbiamo sofferto dieci, quindi minuti al massimo, ma mica potevamo vincere un derby senza soffrire, su. Era nell'aria che ne avevamo di più, però non mi aspettavo questa superiorità così marcata. A proposito, Ibrahimovic è uscito prima: perché? Aveva delle prove per Sanremo?".

Chi è stato l'uomo chiave?

"Lautaro, senza di più. Anche più di Lukaku. Sempre in partita, sempre pericoloso, sempre decisivo. Già nell'ultima sfida contro la Lazio era stato secondo me fondamentale".

Il segreto della vittoria?

"Conte, senza dubbio. Il suo rapporto con i giocatori è straordinario e loro ormai giocano per lui. Si vede nell'attenzione che mettono, nella cattiveria agonistica, nella corsa verso la panchina dopo ogni gol. Questa Inter è squadra in tutto e per tutto. E il merito di questo splendido lavoro è del mister".

E un po' anche del suo "idolo" Barella. Cresce ogni partita di più, non trova?

"Nicolò è sempre eccezionale: il polmone e il leader di questa squadra. E anche in prove meno spettacolari sa essere determinante. C'è sempre lui sulle seconde palle, non perde un duello. Però forse dovremmo spendere anche una parola per i difensori, di cui si parla sempre troppo poco. Con Skriniar, De Vrij e Bastoni l'Inter ora è insuperabile. E se pure Handanovic torna su questi livelli…".

Beh, anche Eriksen forse.

"Già, avete visto che qualità? Uno con questa qualità deve sempre giocare, però è innegabile che fino a qualche tempo fa faceva troppa fatica a far emergere il suo valore nel gioco di Conte. Poi dopo la magia nel derby di coppa… Ora sì che è il giocatore da salto di qualità".

Cosa deve temere adesso l'Inter per lo scudetto?

"Solo se stessa: è una squadra pazza, lo dice il Dna. Ma credo che ormai la montagna sia stata scalata, ora arriva la discesa dove però servono gambe forti per non cadere, come quelle di Perisic".