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Condò: “Acerbi? Rispetto la sentenza e mi tengo il dubbio. Juan Jesus…”

Daniele Vitiello Redattore/inviato 
Le parole del giornalista negli studi di Sky Sport a proposito di quanto accaduto in Inter-Napoli dopo la sentenza del Giudice Sportivo

Collegato con gli studi di Sky Sport 24 il giornalista Paolo Condò ha commentato l'esito del caso Acerbi-Juan Jesus: "Certo che ‘Sei solo un neg** è un’offesa discriminatoria, ma il punto è che il giudice ritiene di non avere certezza che quella frase sia stata pronunciata con quelle parole. Perché se avesse avuto la certezza, certo che è una frase discriminatoria, che sarebbe valsa la maxi squalifica.

I colleghi che si occupano di giudiziaria ti spiegano sempre che esiste sempre una verità vera e una giudiziaria. Quest’ultima ci può raggiungere attraverso le prove, che vengono scoperte, non sempre corrisponde a quella che è la verità dei fatti. Io rispetto la sentenza e mi tengo il dubbio, ma è chiaro che ho sempre trovato molto improbabile che Juan Jesus abbia stracapito o peggio si sia inventato tutto.

Però la verità giudiziaria di questo fatto dice che il giudice non ha raggiunto la certezza, e qui non sono d’accordo con un’impostazione giuridica della giustizia sportiva che chiama in causa anche un certo grado di probabilità. E’ talmente infamante l’accusa di razzismo che io trovo corretto che se non hai la assoluta certezza che sia stata pronunciata quella frase devi mandare assolto per insufficienza di prove. Non si tratta di una formula piena.

Non c’è dubbio che i dubbi rimangono. Vorrei sapere con chi e quanti giocatori ha parlato il procuratore Chiné quando ha svolto la sua inchiesta. Perché abbiamo visto Juan Jesus, dopo aver parlato con Acerbi, parlare anche con altri giocatori dell’Inter. Vorrei sapere cosa si sono detti, che cosa gli hanno detto. Non abbiamo letto bene i vari labiali, io non sono un esperto di lettura dei labiali. Quindi non abbiamo capito se è stata detta quell’altra frase che considero l’altro cuore di questa storia: ‘per me è un insulto come un altro’.


Se effettivamente è stata pronunciata questa frase, trasforma quella che è una normale storia di trash stalking. Sappiamo benissimo che i giocatori in campo se ne dicono di ogni però esiste un limite che è quello del razzismo per il colore della pelle, per la religione, per l’orientamento sessuale, per la provenienza geografica. Ecco quello non è un insulto come un altro ma un insulto schifoso”.


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