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Condò: “Inter, scudetto e Champions si può fare. Gruppo di livello elevato, obiettivi elevati”

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Il giornalista ha scritto il suo intervento per "La stella più bella" di Repubblica sullo scudetto nerazzurro, ma anche sul futuro
Andrea Della Sala Redattore 

Il giornalista Paolo Condò ha scritto il suo intervento per "La stella più bella" di Repubblica sullo scudetto nerazzurro, ma anche sul futuro

Non c'è obiettivo più naturale di quello che aspetta l'Inter la prossima stagione, ed è la congiunzione fra questo spettacolare campionato, che ha portato nel 2024 la seconda stella, e la Champions League della primavera 2023, la marcia verso una finale contesa poi fino all'ultimo al Manchester City. L'Inter ha l'organico, il gioco e le stelle per competere sui due fronti, ineludibile destino delle grandi squadre. Deve trovare l'ambizione per farlo e non è un discorso astratto, ma basato su dati concreti. Dimostrabili.


Condò Inter

A fronte della finale di Istanbul, passata per le eliminazioni di Barcellona, Porto e Benfica e infine Milan, le dodici sconfitte in serie A non avevano giustificazione se non un deplorevole calo di tensione. Viceversa quest'anno l'ordine di vincere lo scudetto a ogni costo - supponiamo per precedere il Milan sul traguardo della seconda stella - ha portato ad alcune formazioni discutibili. Più ancora della stanchezza palesata da giocatori importanti a Madrid ci riferiamo all'undici dei super titolari che il 9 dicembre affrontò a San Siro l'Udinese: risultato finale 4-0, ma 3-0 alla fine del primo tempo, e dunque c'era spazio per tutti i cambi del mondo. Inzaghi invece tenne dentro Barella e Lautaro per 90 minuti (e Bastoni per 56), lasciandoli poi in panchina tre giorni dopo nel match chiave per il primo posto nel girone di Champions, contro la Real Sociedad.

Il loro inserimento nell'ultimo terzo di gara non fu sufficiente. Fini 0-0, l'Inter chiuse seconda mancando l'urna forte dei vincitori di girone e dovette sottostare a un sorteggio infido con l'Atletico. Il Cholo fece il resto approfittando del ritorno casalingo, e questo malgrado la sua squadra fosse in assoluto più debole dell'Inter. Oltre tutto, Dimarco aveva raddoppiato nel finale del primo tempo il vantaggio firmato a San Siro da Arnautovic: se l'Inter avesse toccato col doppio margine la sponda dell'intervallo, è probabile che il riposo avrebbe giocato per lei, rinsaldandone la fiducia e allargando le crepe fra i colchoneros. È finita come è finita, ed è chiaro che il bilancio stagionale chiude in largo attivo grazie alla seconda stella (e alla Supercoppa, nel nuovo e più impegnativo formato).

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Però questo è un gruppo di valore elevato al quale, quindi, vanno chiesti obiettivi elevati. L'Inter era un po più forte dell'Atletico, ma comunque viaggiava sul filo, l'eliminazione andava tenuta in conto. Il problema è che a meno di sorteggi assai sfortunati le squadre come l'Inter dovrebbero viaggiare sul filo dai quarti di finale in poi, non dagli ottavi. La questione Champions sarà particolarmente rilevante nella nuova stagione, perché l'ampliamento della competizione regina, unito al varo del nuovo Mondiale per club, presenterà a Inter e Juve (l'altra qualificata italiana) un conto potenziale di 67/69 partite, venti più delle 49 giocate dai nerazzurri in questa stagione.

Un'autentica maratona che implicherà un allargamento ulteriore della rosa - Zielinski e Taremi sono aggiunte significative, ma non sufficienti - e forti cambiamenti nel metodo di lavoro. 

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