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L’epidemiologo Cislaghi: “Festa Inter? Sicuro c’erano positivi perché…”

Le parole dell'epidemiologo: "Condivido le riaperture, ma è il clima sociale che mi preoccupa, come se d'improvviso si fosse passati da niente a tutto"

Marco Astori

Cesare Cislaghi, ex presidente dell'Associazione italiana di epidemiologia, ex docente della «Statale» e «decano» degli epidemiologi italiani, ha concesso un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Il tema affrontato è stata la festa scudetto dei tifosi nerazzurri domenica pomeriggio.

Perché raduni come quello di domenica sono potenzialmente così rischiosi? «Perché oltre a riunire decine di migliaia di persone, tutti urlavano e cantavano. E dunque, con l'uso sporadico o scorretto delle mascherine, lo spargimento di micro gocce di saliva che provocano il contagio è stato senza dubbio più alto rispetto a una normale conversazione».

Ma perché si inneschi una catena contagio, dovevano esserci dei positivi.

«E con certezza c'erano, pur se non sappiamo quanti. Se ogni giorno in provincia di Milano vengono scoperti circa 700 nuovi positivi, basta fare la proporzione e si deduce facilmente che, in mezzo a 20 o 30 mila persone, minimo alcune decine di positivi c'erano. Perché non credo che tutti, prima di andare a festeggiare, abbiano avuto la precauzione di sottoporsi a un tampone».

Rischia di diventare uno «spreading event» (un motore di rilancio del virus)?

«Presto per dirlo. Lo sapremo tra un paio di settimane, e allora si capirà anche, al di là della festa-scudetto, che ruolo stanno avendo le riaperture e le "zone gialle", perché le occasioni di raduni e assembramenti, anche molto meno clamorose, si stanno moltiplicando. Condivido le riaperture, ma è il clima sociale che mi preoccupa, come se d'improvviso si fosse passati da niente a tutto. Forse non c'è stato un impegno sufficiente per far passare il messaggio: "riapriamo, ma facciamolo con attenzione". Il virus circola ancora molto e la preoccupazione c'è».

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