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Malore Eriksen, 4 ipotesi. Carù (cardiologo Kanu): “7/10 giorni e tutto più chiaro”

Getty Images

Eriksen non sarà dimesso nemmeno oggi dall'ospedale: intanto si vagliano diverse ipotesi su cosa gli sia capitato

Matteo Pifferi

Dopo la paura, ecco il sospiro di sollievo: Christian Eriksen ha pubblicato ieri una foto che lo ritrae sorridente dal suo letto dell'ospedale di Copenaghen. Nemmeno oggi sarà dimesso e saranno necessari altri esami. Intanto, però, si discute su quale possa essere la diagnosi su ciò che gli è capitato.

1 - Miocardite

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La prima ipotesi è miocardite, quella che lascerebbe più speranze in merito ad un ritorno in campo del danese. Il professor Bruno Carù, il cardiologo che operò Nwankwo Kanu, ha parlato così a La Gazzetta dello Sport: "La miocardite altro non è che un’infiammazione al cuore. Può essere batterica o di origine virale e può arrivare a comportare un arresto cardiaco, proprio come successo a Christian. Questa seconda sarebbe un’ipotesi ancor migliore, se ragioniamo sull’Eriksen calciatore. Perché il virus, nello stesso modo in cui è comparso, poi scompare e non lascia tracce: si guarisce a tutti gli effetti, come accade con altre semplici malattie. La miocardite di origine batterica è leggermente più complicata, perché qui il germe che colpisce rischia invece di alterare in qualche modo le strutture del cuore". Se si tratta di infiammazione, però, la carriera calcistica non sarebbe finita.

2 - Male ereditario

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Sempre Carù spiega lo stato dell'arte, qualora l'ipotesi della malattia congenita venisse confermata. "Per andare a fondo su questo tipo di problematiche si fanno sempre indagini sui familiari, per capire se in passato ci sono state situazioni di morte improvvisa in età giovanile. Qui per curare servono interventi invasivi, in alcuni casi farmacologici. Poi ovviamente si tratta di comprendere, all’interno delle malattie ereditarie, di quale tipo stiamo parlando. La sindrome di Brugada può essere una strada percorribile. Nella maggior parte dei casi il primo sintomo porta a una morte improvvisa. È difficile da scoprire, è un’alterazione molto variabile che si trova con un banale elettrocardiogramma. Ma non sempre: a me è capitato di avere pazienti con la malattia rilevabile al mattino, ma non al pomeriggio. La cura possibile? Serve impiantare un defibrillatore automatico nel cuore, sottocute. Tornare a fare uno sport di contatto a quel punto è eventualità da escludere, perché il defibrillatore può rompersi in caso di urto violento".

3 - Nodo del seno

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Un'altra ipotesi è la cosiddetta malattia del nodo del seno. Carù aggiunge: "Nel nostro cuore tutti noi abbiamo una specie di impianto elettrico, immaginiamolo come fosse un normale appartamento con i fili della luce che distribuiscono la corrente. L’impianto ha una “stazione” che si chiama appunto nodo del seno: è da qui che partono gli impulsi, è qui che si genera il nostro battito cardiaco. Questa stazione si trova nella parte alta del cuore: il nucleo di cellule si attiva regolarmente, creando il normale battito. Ma a volte può capitare che la stazione si ammali, o nel caso delle persone più anziane semplicemente si deteriori, e non funzioni più bene, alterando dunque il normale battito cardiaco. Per guarire in casi del genere servirebbe un intervento chirurgico invasivo, dunque l’introduzione di un pacemaker. E anche qui l’attività sportiva sarebbe molto complicata da conciliare".

4 - Coagulo del sangue

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La Gazzetta avanza un'ultima ipotesi anche se sta perdendo un po' di terreno: un coagulo del sangue. Anche Carù è scettico: "Non credo che quanto accaduto a Eriksen possa essere ricondotto a un coagulo. È molto, molto difficile, mi sentirei di dire quasi impossibile. Il motivo? Abbiamo tutti visto come il calciatore in campo sia stato colpito da un arresto cardiaco. Ma solitamente un coagulo del sangue non prevede questo come conseguenza immediata". Per Carù, però, una cosa è certa: tra poco più di una settimana si saprà tutto. «Di solito bastano 8-10 giorni. Poi non significa che gli esami per Eriksen finiranno: ci sarà bisogno, comunque vada, di indagini successive».

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