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Guerra (Oms): “Il Covid? Serve flessibilità, il protocollo deve adeguarsi. E sul derby…”

Gianni Pampinella

Le dichiarazioni del vice direttore generale dell’Oms

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Ranieri Guerra, vice direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e in Italia membro del Comitato Tecnico-Scientifico, commenta la  diffusione del virus all'interno di alcune squadre di Serie A.

Da giugno, la prima ripartenza, a oggi sembra cambiato tutto. Aveva zero positivi: il calcio si è scoperto vulnerabile.

«È aumentata la circolazione nel Paese ed è naturale che sia avvenuto nel calcio, che segue l’andamento dell’infezione».

Dal focolaio Genoa al caso di Juve-Napoli alle positività che insidiano il derby di Milano. C’è una domanda che attraversa tutti: come ci si infetta?

«Il problema è che non c’è una risposta chiara e definitiva. O meglio, non le abbiamo ancora queste risposte. Si parla di soggetti super infettanti, ma non abbiamo ancora capito se esistano realmente o se esistano delle modalità e dei contesti super infettanti. Per esempio, abbiamo notato una diffusa trasmissione del contagio fra i coristi in una chiesa. Sappiamo che il calcio è uno sport di contatto, dove in campo non si può rispettare il distanziamento. Nel calcio e negli sport professionistici si è provato a mitigare questo rischio con una diagnostica frequente».

Sulle possibilità di contagio ci è stato anche ripetutamente detto che ci si può infettare solo dopo un contatto a distanza ravvicinata di almeno 15’.

«Ma le variabili sono numerose. Se passo per strada e incrocio una persona infetta per cinque secondi non mi succede niente. Bisogna vedere come ci si incontra. Esiste una durata e una intensità del rischio».

Ci aiuti a fare chiarezza sulla quarantena di positivi e “contatti stretti”. Visto che il calcio ha in questi mesi ridotto nella prassi i tempi di isolamento.

«Una cosa è l’isolamento. Un’altra la quarantena che riguarda i contatti stretti. La regola d’oro è quella dei 14 giorni. Ma l’Oms sta facendo una proposta anche al Governo italiano di ridurre questo periodo a 10 giorni con un test del tampone alla fine di questo tempo. Un modo anche per non tenere “quarantenate” 500mila persone nello stesso momento. Sull’isolamento la nostra proposta è quella di “liberare” il soggetto non con il doppio tampone, ma con 10 giorni di isolamento e 3 di completa asintomatologia».

Si avvicina il derby di Milano e purtroppo si fa la conta dei positivi. Al di là delle regole sportive, non c’è una soglia massima da non superare per rischiare un focolaio?

«Si tratta di una risposta che non rientra nel mio lavoro».

Dunque è l’autorità sanitaria locale che decide?

«Certamente».

Molti sostengono che l’unica soluzione sia la famosa bolla stile Nba. In termini diversi anche in Italia in primavera se n’era parlato.

«Allora si disse che non tutte le squadre avevano una struttura a propria disposizione per realizzarla».

Ma secondo lei il protocollo va rivisto?

«Va aggiornato man mano che i numeri cambiano. Penso sia opportuno essere flessibili e applicare le indicazioni che di volta in volta la situazione epidemiologica suggerirà».

(Gazzetta dello Sport)