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L’Inter è tornata: gioco e condizione fisica. Riecco l’anima slava dei nerazzurri

Andrea Della Sala

Ai nerazzurri basta un tempo in vecchio stile per regolare il Verona e per mettere pressione a Milan e Napoli in campo oggi

La vittoria della Juve ha dato nuova linfa e nuova spinta all'Inter di Inzaghi. Ai nerazzurri basta un tempo in vecchio stile per regolare il Verona e per mettere pressione a Milan e Napoli.

"L’Inter è tornata o così sembra. Seconda vittoria consecutiva: sette giorni fa contro la Juve allo Stadium e ieri contro il Verona a San Siro. La sconfitta nel derby a febbraio l’aveva scaraventata in una selva oscura, il successo una settimana fa a Torino le ha restituito autostima e fiducia. La sosta per le Nazionali è stata salvifica, due settimane in cui Simone Inzaghi ha riflettuto e riprogrammato. È presto per dire se i campioni d’Italia siano riemersi dal buco nero post Milan, ma i segnali ci sono tutti. La condizione è brillante come a dicembre, alcuni giocatori tipo Perisic esprimono una fisicità debordante. Il gioco fluisce di nuovo. Non c’era Lautaro, squalificato, ma l’assenza è stata compensata, anzi un pensiero maligno – l’unico del giorno – si fa strada: senza Martinez, si è notato un Dzeko totale, dominante e multiruolo. Il bosniaco è stato regista offensivo, difensore aggiunto, centravanti. L’Inter si è rimessa in pista per lo scudetto e oggi la pressione è tutta su Milan e Napoli, attesi da Torino e Fiorentina", analizza La Gazzetta dello Sport.

"Non era un esame facile, il Verona sa essere indigesto con il suo calcio tutto pressioni e atletismo, ma l’Inter ha superato il test con autorità e autorevolezza, anche perché Brozovic ha ripreso il filo di tanti discorsi. La diversità dell’Inter sta proprio qui, in un nucleo di giocatori maturi, consapevoli e forti. Pensiamo a Skriniar, a Brozovic, a Perisic, a Dzeko, aggiungiamo pure Handanovic. L’anima slava dell’Inter, poco celebrata, eppure presente e segnante, è un fattore perché è sinonimo di freddezza e di attitudine alle difficoltà, e crea identità. Non sappiamo che cosa sia successo nei due mesi del fermo biologico, e perché sia accaduto, ma a primavera l’Inter si è ricomposta e a sei giornate dalla fine corre per uno scudetto che avrebbe già vinto, se non avesse deciso di buttar via punti tra febbraio e marzo", aggiunge il quotidiano.