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CdS – Inter, il made in Italy che non passa mai di moda: una fortuna anche per la Nazionale

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I nerazzurri vincono anche grazie al blocco italiano: da Barella a Dimarco, da Bastoni ad Acerbi, passando per Darmian e Frattesi
Fabio Alampi Redattore 

Un ruolo importante nel trionfo dell'Inter ce l'ha il blocco italiano della squadra nerazzurra: da Barella a Dimarco, da Bastoni ad Acerbi, passando per Darmian e Frattesi, tutta gente che ha lasciato il segno in questa stagione conclusa con la conquista dello scudetto. Una fortuna anche per la Nazionale, come sottolinea il Corriere dello Sport: "Alla settimana della moda interista, quella della lunga attesa conclusa con un trionfo storico nel giorno del derby, hanno raccontato che il made in Italy fa sempre tendenza e non tramonta mai. Questo scudetto verrà ricordato, dopotutto, per una vera Inter-nazionale, vestita con l'abito delle grandi occasioni fin dalla prima giornata di campionato.

E per un'Inter a trazione italiana che, pur avendo accettato il compromesso dell'influenza francese nello spogliatoio (la lingua dello svizzero Sommer e dei blues Thuram e Pavard, tre riforzi decisivi), su alcuni dei migliori talenti del nostro calcio ha costruito una fortuna tecnico-tattica. C'era una volta il blocco italiano di una Juve che dominava il campionato occupando pure quasi tutte le caselle della Nazionale nelle competizioni più prestigiose, mentre oggi quella di Inzaghi è la squadra che strizza di più l'occhio alla selezione del ct Spalletti".


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"Nella difesa meno battuta della Serie A hanno abitato ad esempio due inquilini temibili per tutti i centravanti, Acerbi e Bastoni. Entrambi hanno facilitato l'inserimento di Pavard, accogliendo volentieri nella loro famigliola pure Matteo Darmian, jolly sempre pronto all'uso e in grado di garantire lo stesso rendimento di altissimo livello sia nel terzetto arretrato sia sulla fascia. Un'ossatura che parli la stessa lingua, del resto, è fondamentale per facilitare certi processi e permettere anche ai nuovi arrivati di integrarsi facilmente. [...] Con loro Dimarco, il più interista di tutti, il vero tifoso in campo. Non sarebbe corretto però ridurre il contributo del 26enne milanese alla sola applicazione feroce: l'esterno mancino è rimasto sempre lucido in zona gol, trasformandosi più di una volta in un prezioso rifinitore.

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E poi c'è Barella, un nome che sa di garanzia. Sempre presente tranne il giorno in cui il giudice sportivo l'ha fermato per somma di ammonizioni (Fiorentina-Inter, 28 gennaio), Nicolò ha il Dna vincente di questa Inter: tampona, contrasta, rincorre, s'inserisce, crea, conclude e si esalta nei momenti clou. Alla voce "mezzala", nel dizionario del calcio, c'è da tempo il suo volto. Nell'Olimpo nerazzurro meriterebbe un posto pure un "sesto uomo", definizione che nel basket descrive il giocatore che parte sempre dalle retrovie ma poi si rivela decisivo. In Nba dagli anni Ottanta esiste il "Sixth Man of the Year Award", votato da una giuria di esperti, e celebra l'uomo più puntuale all'appuntamento col destino. Se ci fosse un premio simile in Serie A quest'anno verrebbe assegnato per acclamazione a Davide Frattesi, titolare solo nel 9% delle partite, col 22% appena dei minuti giocati, eppure in grado di segnare 7 gol (due decisivi nel recupero contro Verona e Udinese). Una rete ogni 129', meglio di un centravanti".

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