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Juve e carte Covisoc, Gravina: “In Italia c’è cultura del sospetto diffusa”

Matteo Pifferi

È una strategia, un metodo di lavoro che fa parte del nostro Paese e mi stupisce che si segua questa cultura", ha detto Gravina

"Nel nostro Paese c'è una cultura del sospetto diffusa. È una strategia, un metodo di lavoro che fa parte del nostro Paese e mi stupisce che si segua questa cultura". Così il presidente della Figc, Gabriele Gravina, in conferenza stampa al termine del Consiglio Federale, in merito alle due 'carte Covisoc' trasmesse ai legali di Federico Cherubini e Fabio Paratici nell'ambito del caso plusvalenze che ha portato alla penalizzazione di 15 punti della Juventus.

"Capisco le diverse strategie ma è evidente il modo di lavorare all'interno della Figc che io ho dichiarato dal primo istante, tracciando perfettamente i contenuti di quelle due mail. Non c'è niente di strano, ho chiesto alla Covisoc di fare accertamenti per forme di studio e la Covisoc rileva. È una modalità operativa di studio che si è trasformata in una forma di esaltazione di una modalità per trovare un grimaldello", aggiunge il numero uno del calcio italiano.