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Pagliuca ricorda Simoni: “Uno di famiglia. Con la Juve subimmo un furto con scasso e lui…”

Matteo Pifferi

Il ricordo di Pagliuca per la morte di Simoni

Lunga intervista concessa da Gianluca Pagliucaa La Gazzetta dello Sport. L'ex portiere dell'Inter ha raccontato, alla Rosea, il dolore per la notizia della morte di Gigi Simoni:

"Ero a conoscenza della delicata situazione di Gigi, mi relazionava puntualmente la moglie Monica. Mi spiace da morire… È come se avessi perso uno di famiglia".

E del resto quell'Inter sfiorò lo scudetto e vinse l'Uefa…

"Si, avevamo un'ottima squadra. Primo anno di Ronaldo più Zamorano, Djorkaeff, Recoba e Moriero… Più Simeone e Winter nel mezzo… Inter da scudetto. Che avremmo meritatamente vinto, senza quel famoso sopruso di Torino".

'Si vergogni, si vergogni', urlava un Simoni tarantolato sul muso dell’arbitro Ceccarini…

"Fece invasione, entrò in campo… Lui sempre così garbato e signorile… Forse la nostra protesta oggi può essere giudicata eccessiva. Reagimmo tutti d'istinto, una ribellione spontanea. E del resto avevamo subito un furto con scasso".

Poi ci sono i ricordi belli, però.

"Tantissimi. A cominciare dagli allenamenti, che pur intensi sul piano atletico erano sempre con il pallone e perciò ti divertivi".

Sul piano tattico Simoni prediligeva il gioco di rimessa.

"Era un pragmatico. Aveva capito che per le qualità di Ronaldo serviva liberare gli spazi e quindi organizzava la squadra in tal senso. Moriero sprintava sulla fascia, Djorkaeff sapeva lanciare, Zamorano apriva le difese. Era un congegno che funzionava".

Dominaste la finale di Coppa Uefa su un'ottima Lazio.

"Davvero, quella sera a Parigi li ammazzammo. Esattamente come ci avevano ammazzato loro in campionato all’Olimpico: fu un doppio 3-0, infatti".

Alla fine portaste Simoni in trionfo. Lui, cuore interista, era davvero in paradiso.

"È rimasta, credo, la gioia più grande di una carriera lunga e anche ricca di soddisfazioni. L'allenatore era bravo, l'uomo di più. Io lo paragono a Boskov, stessa pasta. Gente vera, genuina. Niente a che vedere con certi scienziati di oggi".

L'avventura si interrompe traumaticamente.

"Esonero inaspettato e immeritato. Gigi fece con noi una stagione e mezza, benvoluto da tutti, dimostrando la capacità di gestire un gruppo pieno di personalità forti, e la sensibilità di stare sempre vicino agli esclusi. Peccato quell'esonero, proprio nel giorno in cui i colleghi lo avevano eletto miglior tecnico del campionato precedente".

Che idea si fece?

"Mi telefona il compianto Giacinto Facchetti per convocarmi di urgenza a Milano: il presidente ci aspetta a casa sua. Trovai Ronaldo, Simeone, Bergomi e forse Zamorano, mi pare. Moratti ci illustrò le sue motivazioni: voleva un'Inter più spettacolare, più votata all'attacco. Noi tutti ci schierammo con decisione per l'allenatore, provammo a far recedere il presidente dalla sua decisione ma non ci fu niente da fare. Un errore".

Ma Simoni non ha mai portato rancore.

"Lo so, lo so. E del resto proprio Moratti a posteriori seppe riconoscere quello sbaglio e ha poi avuto sempre parole lusinghiere per Gigi. Che se l'è meritate tutte".