LEGGI ANCHE
Si parla di un tentativo in extremis per tenersi il club...
«Le avrà anche tentate tutte, ma parliamo di un presidente che non ha potuto nemmeno venire a Milano a festeggiare lo scudetto, così come non aveva raggiunto la squadra a Riyadh per la Supercoppa».
È d’accordo con chi afferma che il passaggio a Oaktree potrebbe essere una buona notizia per l’Inter?
«Finanziariamente sì. La società passa in mano a un creditore che non ha l’onere di un debito con interessi al 12%, una cifra altissima».
Qual è il possibile aspetto negativo?
«Conosciamo tutti le regole dei fondi d’investimento, pur seri e di altissimo profilo come Oaktree. L’obiettivo è sempre quello di massimizzare i ricavi».
Si aspetta quindi che gli americani cedano la società dopo un breve interregno?
«L’orizzonte temporale che questi fondi si danno per cedere è di non più di cinque anni. È chiaro che per l’Inter questo passaggio di consegne non può essere vista come una soluzione di lungo periodo».
Non si può pensare quindi a un proprietario che abbia a cuore le sorti dell’Inter...
«Ce le avranno nella misura in cui si tratta di una società in cui hanno investito, mi pare evidente».
Nel frattempo i bilanci dell’Inter mostrano numeri migliori: questo può favorire il ritorno di un investitore italiano come ai tempi di Moratti?
«Non credo ci siano imprenditori italiani che vogliano investire nel settore calcio. Quell’epoca è terminata».
Più facilmente si andrà quindi verso una soluzione estera?
«Oggi i soldi sono altrove. Qualcosa è rimasto negli Stati Uniti, ma come abbiamo visto si tratta soprattutto di fondi».
L’Arabia quindi.
«Lo vede anche lei dove girano le risorse».
© RIPRODUZIONE RISERVATA