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Repubblica – Inter-Parma, ma il Var Rocchi dov’era? L’esperimento Keita è fallito…

Francesco Parrone

L'Inter di Spalletti viaggia al ritmo della squadra di Gasperini di qualche stagione fa

Dall'edizione di oggi, l'analisi e commento della brutta sconfitta dell' Inter ad opera del Parma, ma anche una dura critica alla direzione arbitrale supportata dal 'non' Var: "Qualcuno ha provato a cercarlo nel dopopartita, mentre il Parma era ancora in campo a festeggiare l’incredibile 1-0 sull’Inter, perché si erano sparsi atroci dubbi sulla sua presenza, c’era gente davvero preoccupata: magari si era perso in qualche rampa di scale, San Siro è tanto grande. Invece l’esito della ricerca è stato rasserenante: il Var Gianluca Rocchi non era scomparso, stava bel bello al suo posto per giudicare dalla tv Inter-Parma, in aiuto all’arbitro ufficiale, Gianluca Manganiello, sezione di Pinerolo, provincia di Torino.

L’inevitabile sollievo non ha però dissipato le domande, atrocissime quanto i dubbi, anzi le ha rese inquietanti. Se a San Siro il Var era al suo posto, allora come diamine è stato possibile che non sia intervenuto in un episodio come quello del fallo di mano di Dimarco sulla linea di porta al 12’ della ripresa? E perché non ha mosso foglia, né microfonino, su due interventi pesantucci nel primo tempo, uno di Gagliardini su De Gaudio (da giallo sicuro) e un altro di Stulac su Gagliardini (da arancione almeno)? Perché l’arbitro Manganiello è stato lasciato libero di sbagliare? Chi deve rivolgersi a chi? Al di là dei due falli del primo tempo, su cui ci possono anche essere discorsi sulla discrezionalità arbitrale e bla bla bla, è davvero clamoroso, per non dire assurdo, che in tempi di Var non sia stato concesso il rigore all’Inter al 12’ st: tiro di Perisic in diagonale, Sepe battuto, la palla forse finirebbe fuori ma a un metro dalla linea Dimarco la sfiora e il replay non lascia dubbi: è braccio, rigore solare.

A Manganiello sfugge, al guardalinee sfugge, ma perché sfugge anche al Var? Misteri della fede, diciamo così. Molto strano. Come è strano che nelle prime tre giornate di A si siano già verificati episodi di Var improvvisamente silente: rigore su Asamoah a Sassuolo, rigore su Iago Falque in Toro-Roma, piede a martello di Cuadrado su Ceravolo in Juve-Parma. E dire che ai Mondiali ci eravamo abituati a una presenza incombente e decisiva, anche nella grande finale di Mosca. Misteri italiani, allora. L’Inter ha protestato sommessamente (Spalletti: «Era rigore. Punto») perché di cose da rimproverarsi ne aveva a bizzeffe già di suo. La sconfitta col Parma è gravissima, è già la seconda su quattro, oggi l’ipotetica anti-Juve rischia di scivolare a -8 e siamo solo a metà settembre.

Il Parma ha artigliato la vittoria con una prova totalmente difensiva, chiudendo tutti i varchi centrali e lasciando all’Inter solo le fasce, si è raggrumata, ha concesso ai nerazzurri 28 tiri in porta ma quasi mai pericolosi, anche se in porta c’era Sepe, il portiere-saponetta, una presa ogni dieci parate. Poi ha colpito al 34’ st, dopo amnesia sulla trequarti di Brozovic, con un sinistro fenomenale di Federico Dimarco, che è in prestito al Parma proprio dall’Inter, e che con l’Inter giocò solo pochi minuti a fine campionato nel 2016, allenatore Mancini, che ieri era in tribuna da ct. L’Inter è stata molle nelle cellule grigie prima che nelle gambe, l’esperimento di Keita centravanti è fallito ma pure la certezza di Icardi, nella ripresa, non è servita a nulla, tutti hanno ruminato calcio senza fuoco insabbiandosi al limite dell’area avversaria, paralizzati da chissà cosa. Spalletti, già preoccupatissimo, fa autocritica: «Si abbassa sempre la tensione emotiva, non capisco perché. Si vede che il mio lavoro non è fatto bene, non ho trovato il modo di motivarli e la responsabilità è mia. Ho una squadra forte e deve rendere di più». Quattro punti in 4 partite non si vedevano dal 2011-2012, la stagione dell’esonero di Gasperini dopo tre giornate. A questo già siamo. E dopodomani, Tottenham, nientemeno. Ci vorrà l’elettroshock".

(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 16/09/18)