E Simone Inzaghi?
“Uno che studia: i suoi giocatori, gli avversari, il mondo semplice e matto (semplicemente matto?) del calcio. Vincerà il titolo di Tecnico dell’Anno, ovviamente. Ma dovrebbero dargli quello di Re della Pazienza, di Principe dei Sottintesi, di Signore dell’Autocontrollo. Le sue interviste sono pezzi di teatro: parla con gli occhi, le espirazioni, la deglutizione. Ogni tanto lo guardi e pensi: adesso esplode! E invece non esplode mai. Ribolle internamente, come certe fonti termali”.
Spazio ad un pensiero anche su Marotta, la dirigenza e Zhang:
“Ci piacciono Beppe Marotta, il suo gruppo e l’Inter low cost che ha costruito. Ma quant’è bravo uno che riesce a fare una cosa del genere?, stanno pensando a Torino. Ci piace anche Steven Zhang, Davanti ai milanisti La festa davanti ai milanisti? Nelle rivalità c’è un po’ di sadismo, basta non offendere che l’ha lasciato fare. Steven (Stefano) vuol dire «incoronato»: così è stato. Qualunque cosa accadrà alla società — venduta? impegnata? allargata ai tifosi (speriamo)? — la seconda stella è arrivata. La cuciremo sulle nostre bandiere. Impressa nei nostri cuori, c’è già”.
L’editoriale prosegue:
“I milioni servono per vincere; ma, senza idee, i soldi non bastano. Ora sono bravi tutti a dire che Dimarco è tra i migliori esterni sinistro in circolazione: corre come un inglese, crossa come un tedesco, lotta come un argentino e tocca palla come un brasiliano. Ma ci voleva intuizione per capire che quel ragazzo, mandato prima a Parma e poi a Verona, aveva la stoffa giusta per affermarsi a Milano”.
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