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La Stampa attacca: “Serie A non un bene supremo, la normalità è non contare i morti. La Figc si ostina a…”

Duro editoriale del quotidiano che attacca la Figc, che ancora non si arrende all'idea che la stagione sia conclusa

Alessandro De Felice

Il noto giornalista Paolo Brusorioattacca il mondo del calcio attraverso l'editoriale pubblicato nell'edizione odierna de' La Stampa: "Convinto della propria onnipotenza il calcio tira avanti da giorni con una stucchevole litania cui sarà prima o poi giusto dire basta. [...] Stupisce invece la pervicacia con cui la federcalcio si ostina a considerare i campionati come un bene supremo da tutelare fino all’ultima goccia di sudore estivo tornassero ad allenarsi, a due a due o a quattro a quattro, ci troveremmo di fronte a una stagione comunque da dimenticare. Terminata per interessi non sportivi e con gli stadi chiusi. Sottovuoto. La normalità non è solo quella dei calciatori, ma anche quella della gente. Che dovrà riabituarsi a non contare i morti, ad abbracciare i genitori, i nonni, ad andare al lavoro. A uscire di casa".

"Sul 2020, e speriamo non oltre, la storia stenderà un velo nero, sarà nei secoli un anno di lutto. Lo sport nulla c’entra con il lutto. E allora che si metta una distanza non assegnando titoli sportivi, serve il vuoto per ricominciare. C’è un problema etico che scava il confine tra la morale e la pratica. Lì dentro c’è finito il nostro benessere, il nostro crederci al riparo da tutto, le nostre sicurezze e la nostra superbia. Se il calcio da solo non ha la forza per dire basta, e ci può stare, allora intervenga chi per decreto può farlo. Le istituzioni. Chiudere questa stagione è anche un modo per mettere in sicurezza la prossima e le energie sarebbe meglio usarle non per decidere quando finire ma come ripartire. E se proprio bisogna assegnare lo scudetto lo si dia alla città di Bergamo. Per ricordare e ricordarsene".

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