00:31 min

copertina

Da Mancini a Mou, fino a Conte: quando vince l’Inter c’è sempre un ma

Gianni Pampinella

Da Mancini a Mourinho, quando l'Inter vince spunta subito la polemica volta a sminuire i risultati dei nerazzurri

In principio furono le 5 sostituzioni, poi la fortuna perché Covid all'Inter non ce n'è (cit.), al sesto mese arrivò il brutto gioco. C'è sempre un ma quando l'Inter vince o è, come in questo caso, in procinto di vincere. È sempre stato così negli ultimi anni, ricordo ancora le grandi discussioni quando i nerazzurri dominavano in Italia con Mancini in panchina, ma in Europa faticavano.

In particolare mi è rimasta impressa quell'eliminazione contro il Liverpool. Ci fu da parte degli addetti ai lavori quasi indignazione per essere usciti contro una delle più forti squadre in Europa in quel periodo che arrivò in semifinale sbattuta fuori dal Chelsea dopo un ritorno incredibili. In pochi sottolinearono le tante assenze con cui Mancini dovette fare i conti, soprattutto a centrocampo tanto che l'allora tecnico nerazzurro dovette inventarsi Burdisso davanti la difesa.

Anche la prima stagione di Mourinho fu tormentata per lo Special One. In campionato l'Inter non aveva rivali, ma in Europa fu eliminata dal Manchester United detentore della Coppa e che per il secondo anno consecutivo approdava in finale. Le critiche furono tante, la vittoria del campionato era data per scontata (perché?), quindi per essere grande l'Inter doveva vincere anche in Europa.

Uno strano teorema che vale solo per i nerazzurri a quanto pare. E adesso torniamo ai giorni nostri. Dopo 10 anni di delusioni, cambi di proprietà, via vai di giocatori, l'Inter è tornata a essere, per dirla con le parole del suo allenatore, credibile in Italia e in Europa (la finale di Europa League qualcuno l'ha rimossa).

Naturalmente se i nerazzurri dovessero vincere il campionato non basterebbe. Il motivo? Il gioco. Detto che è soggettivo dire se una squadra gioca bene o meno, si guarda già alla prossima stagione. "Se l'Inter gioca così non farà tanta strada in Europa il prossimo anno".

È il mantra di chi fa a gara a sminuire il campionato dell'Inter. Fare i complimenti a una squadra che prima di Conte ha raggiunto due quarti posti all'ultima giornata sfiorando lo psicodramma, è troppo. È la sindrome di Fonzie. Se il protagonista di Happy Days non riusciva a pronunciare la frase "ho sbagliato", in molti oggi non riescono a giudicare in maniera imparziale la grande cavalcata dell'Inter in campionato. La sindrome di Fonzie è difficile da curare, forse la medicina sarebbe un nuovo Triplete, ma anche qui qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire.

Perché, tutti lo ricordano, quando l'Inter finalmente vinse anche in Europa nel 2010, ci fu chi sbraitava di avere "troppi stranieri". Adesso potrebbe sorgere il problema inverso, ovvero avere troppi italiani in rosa (!). La colpa dell'Inter di Conte è quella di non giocare bene, che in Europa così non si va avanti. Insomma quando vince l'Inter c'è sempre un ma. Al tifoso nerazzurro importerà poco, dieci anni dopo l'ultimo trofeo messo in bacheca, il discorso sul bel gioco lascia il tempo che trova. Alla prossima Champions ci penseremo tra qualche mese, se a qualcuno piace arrovellarsi sul bel gioco lo faccia pure. D'altro come diceva una delle protagoniste de La signora di Wildfell Hall, "C'è sempre un ma in questo mondo imperfetto". Per l'Inter quel ma lo si trova sempre.