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Dal mercato allo spogliatoio unito, fino agli schemi di Inzaghi: come l’Inter è cresciuta

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Dalla finale di Istanbul fino al mercato estivo: come l'Inter e Inzaghi hanno ottenuto una crescita simile in pochi mesi
Gianni Pampinella Redattore 

75 punti a dieci giornate dalla fine, superando di 3 punti la quota con cui ha chiuso lo scorso campionato. La crescita esponenziale dell'Inter si può racchiudere analizzando solo questo dato. Ma dietro la magnifica cavalcata della squadra di Inzaghi, bisogna tornare indietro per analizzare nel dettaglio la grande crescita. Ma come hanno fatto Inzaghi e la squadra a ottenere una crescita simile? Si chiede Repubblica: "Allenatore, dirigenti e giocatori sono d’accordo. Il salto di crescita, l’Inter lo ha avuto lo scorso 10 giugno a Istanbul, giocandosi alla pari con il Manchester City la finale di Champions League. Da Simone Inzaghi all’ad Beppe Marotta, dal vice presidente Javier Zanetti al capitano Lautaro Martinez, il pensiero è comune", sottolinea Franco Vanni sul quotidiano.

"Dalla sessione estiva del 2020, la prima dopo lo scoppio della pandemia, gli uomini di mercato interisti devono rispettare una regola. Sul mercato non possono spendere un euro in più in acquisti di quello che incassano con le cessioni. Anzi, se qualcosa resta in cassa, tanto meglio. E al tempo stesso, il costo complessivo della rosa deve calare. Detta così, sembra un esercizio quasi impossibile. Nei fatti, il trio composto da Marotta, dal ds Piero Ausilio e dal suo vice Baccin, è riuscito di anno in anno a migliorare la rosa, rispettando tutti i vincoli posti dalla proprietà in termini di costi. Quanti scommisero lo scorso agosto su un miglioramento complessivo della squadra? Quasi nessuno. I pochissimi che lo hanno fatto, hanno avuto ragione".


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"Pavard, campione del mondo con la Francia nel 2018, è un giocatore più tecnico e più completo di Skriniar. Sommer è sicuramente più solido fra i pali dell’Onana di quest’anno. Frattesi è lo spacca-partite che mancava, e Thuram a differenza di Lukaku fa gol pesanti, nelle partite che contano. Con Lukaku se n’è andato anche un altro problema: i mugugni in spogliatoio. Il belga, pur avendo in carriera un rendimento disastroso nelle finali e in generale nelle gare davvero pesanti, avrebbe voluto giocare di più nella scorsa edizione della Champions, finale compresa. Altro scontento era Gagliardini, che non ha mai nascosto il fastidio per le tante panchine. Partiti loro, in spogliatoio non ci sono più scontenti. E si vede".

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"Fin qui, la gestione degli uomini. Poi c’è il calcio. Negli anni, Inzaghi ha affinato la sua versione ultra offensiva del 3-5-2, arrivando a un gioco totale, in cui tutti difendono e tutti attaccano. L’ultimo giro di vite che l’allenatore ha dato alla squadra riguarda l’approccio difensivo. L’Inter di Conte aspettava bassi gli avversari, pronta a ripartire in contropiede. Inzaghi nei suoi quasi tre anni di Inter ha costruito una squadra ad approccio variabile, capace di aspettare l’avversario quando serve, come in alcune fasi della gara con la Juve a Torino, pressarlo alto per sporcare il giro palla, come nel primo tempo di ieri a Bologna, o di scegliere un approccio intermedio ed equilibrato fra pressione alta e attesa. Il risultato è che chi affronta l’Inter non sa mai che squadra dovrà affrontare". 

(Repubblica)

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