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Gatti: “Con Conte è vera Inter. E quando parlai fino alle 3 di Calciopoli con Moratti…”

Il direttore d'orchestra ha raccontato la sua fede per l'Inter

Marco Macca

Nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Daniele Gatti, uno dei più grandi direttori d'orchestra del mondo, ha parlato della sua fede sfrenata per l'Inter, non senza regalare qualche interessante aneddoto. Ecco le sue parole:

INCONTRO CON MORATTI - "Avevo appena finito di dirigere Lohengrin alla Scala e andai a mangiare a un ristorante vicino San Babila, proprio sotto la sede della holding del proprietario dell’Inter. Cenai e vidi Moratti che stava uscendo, mi spinsi a salutarlo... da tifoso a presidente. Fu di una gentilezza senza pari".

CALCIOPOLI - "Una sera, dopo un concerto, spuntare proprio Massimo Moratti con la signora Milly. E dopo un po’ la proposta: viene a farsi uno spaghetto? Restammo fino alle tre di mattina e mi raccontò cosa stava succedendo nel calcio e cosa era stata Calciopoli. Ne fui molto colpito".

CLASSE - "Moratti ha una classe straordinaria. Ogni mese di agosto, da allora, ho ricevuto una busta con l’abbonamento per la tribuna. Ricordo che per l’anno del centenario dell’Inter aveva pensato di inserire nel programma dei festeggiamenti un concerto, avrei dovuto dirigerlo io. Studiammo un po’ la cosa, ma poi tutto si complicò per una serie di problemi pratici. Manca tantissimo all'Inter".

GIOCARE CON L'INTER - "Alla vigilia di un 7 dicembre, per l’inaugurazione della stagione alla Scala, dovevo concentrarmi sul Don Carlos. Chiesi di non aver contatti con nessuno, finché un musicologo e appassionato, un suo collega, Mauro Balestrazzi, mi propose di infrangere la mia riservatezza per parlare di Inter. E andai ad Appiano. Mi prestarono le scarpe che potevano andarmi bene, erano quelle di Balotelli. E giocai. Era il primo anno di Mourinho: finii per fare venti minuti di scambi e passaggi con i nostri grandi calciatori, Figo, Julio Cesar, Materazzi. Con tanta intensità e con i complimenti della squadra. E di Mourinho".

COS'E' L'INTER - "Chi tifa Inter si porta a casa un dolore. Tifare Inter è come prendere un cucciolo. È il tuo cane, ti dà gioie senza confini e una tenerezza unica, ma sai che arriverà un giorno che lui non ci sarà più e quella sofferenza ti travolgerà, come la felicità assaporata. Questa è l’Inter".

SQUADRA DEI SOGNI - "Senza dubbio quella del Triplete. E per me la partita chiave fu Inter-Barcellona, a San Siro, quando vincemmo 3-1 e potemmo affrontare il ritorno con una forza impareggiabile".

MOURINHO - "Mi dispiacque, dopo la finale di Madrid con il Bayern, non aver visto Mourinho festeggiare con la squadra. Lui che aveva saputo tirare fuori il meglio da quel gruppo. A volte ci sono silenzi molto fragorosi e non voglio pensare ai suoi calcoli, subito proiettati sul futuro madridista. Voglio pensare alla sua professionalità. Vedere quella squadra spezzarsi fu un grande rammarico".

EROI - "Recoba e il suo sinistro straordinario, faceva cose incantevoli e talvolta altre che ti irritavano. E poi la classe e la statura di Diego Milito...".

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