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CdS – Supercoppa, Inter «inzaghiana» contro Lazio «sarrista»: i pensieri a confronto

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Da una parte l'Inter di Simone Inzaghi, dall'altra la Lazio di Maurizio Sarri: pensieri a confronto secondo il CorSport
Alessandro Cosattini Redattore 

Pensieri a confronto. Da una parte l'Inter di Simone Inzaghi, dall'altra la Lazio di Maurizio Sarri. Il Corriere dello Sport oggi presenta così la semifinale di Supercoppa Italiana che si disputerà questa sera in Arabia Saudita. Chi vincerà il match raggiungerà il Napoli in finale. "È per questo che andiamo in giro per il Mondo, per dimostrare quanto siamo bravi e quanto sappiamo essere belli: e che si giochi con la difesa a tre o s’attacchi di tridente, che si scelga di percorrere le highway esterne o si proceda di tikitaka per il centro, in questo Paese di Poeti, Santi e Navigatori, ancor prima che costruissero l’Università di Coverciano, esistevano gli Allenatori.

È per la varietà del pensiero (mai quello corrente, né banale) che l’Italia fa scuola, oggi come ieri, e Inter-Lazio è la sintesi di un’Idea composita, la miscela - talvolta esplosiva - di un eclettismo che dev’essere nel Dna di questa Terra, certo nelle pieghe d’una partita che sarà sicuramente di Lautaro e di Immobile ma che viene governata dall’istinto e dall’ispirazione di Inzaghi e di Sarri, dalla loro diversità che fondamentalmente li allinea come pianeti d’un tempo mai perduto. E che proprio in questo stadio di Riyad si sono affrontati nel 2019, sempre per la Supercoppa: era Juve-Lazio, trionfò Inzaghi (3-1), allora sulla panchina biancoceleste. È da loro che Inter e Lazio sono ripartite, scegliendoli per assecondare una filosofia e quindi cavalcarla oppure no, ricomponendo tutto ciò ch’è stato o rivoluzionandosi dentro, nell’anima.


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Corazzata Inter

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L’Inter è la corazzata di questo calcio che non può rinunciare ai centimetri e però li mescola con il talento, è la fusione perfetta - come raccontano il campionato e pure la Champions dell’anno scorso - tra i muscoli e la materia grigia, la combinazione tra la fisicità di Thuram e la solenne perfidia di Lautaro Martinez: e comunque in sintesi è l’evoluzione stessa di Simone Inzaghi, la sua capacità di (auto)controllarsi, la freddezza nel resistere alla tramontana di passaggio e poi di scappare via, lasciandosi trascinare dal vento amico. Il 3-5-2 ha smesso (e da un bel po’) di sapere di vecchio, forse di provincialismo o semmai, secondo superficiali letture, di difensivismo: 49 reti in 20 partite di campionato; 8 in sei gare di Champions; il capocannoniere, Lautaro, i suoi vice, Calhanoglu e Thuram, che gironzolano intorno a Giroud, testimoniano la natura d’una squadra favorita per ciò che dimostra attraverso i suggerimenti del suo mentore.

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Il progetto Lazio

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E però la Lazio sta in un progetto umano, rientra nelle illuminazioni di quel visionario un po’ scorbutico e un po’ donchisciottesco che ha fatto della sua identità calcistica una missione, che ama stupire con gli effetti speciali di Immobile o di Felipe Anderson o di Luis Alberto ma senza mai tradire il «pensiero» sarrista, che è integralismo per modo di dire, perché i concetti sono ampi, prediligono la fase offensiva e però si sviluppano attraverso una rigorosa copertura difensiva, come raccontano le cinque recenti vittorie consecutive, costruite (anche) chiudendosi per tre volte la porta alle spalle.

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Pensieri a confronto

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L’Inter è Inzaghiana - di fatto - ancor prima che Marotta, con un blitz, strappasse l’allenatore a Lotito e gli consegnasse l’eredità di Antonio Conte, un padre-fondatore di questa teoria rivisitata in epoca moderna. La Lazio ha abbracciato il Sarrismo partendo da letture differenti e però nel triennio si è «educata» a quel calcio, l’ha assorbito e lo ha sviluppato, con fierezza è arrivata in Champions, ed è rimasta protagonista come lo era stata in precedenza evitando di pagare dolorosi pedaggi esistenziali. Inter-Lazio è, secondo le convenzioni, di Lautaro e Immobile, di sfide incrociate o distanti, di Calha e Luis Alberto, di chiunque esibisca calcio, dunque di Inzaghi e di Sarri, le due facce di questa (bella) Italia da esportazione", si legge.

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