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Zola: “Gigi Riva per me era una divinità. Fu importante, mi diede grandi suggerimenti”

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Della scomparsa di Gigi Riva ha parlato, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, l'altra bandiera del Cagliari Gianfranco Zola
Andrea Della Sala Redattore 

Della scomparsa di Gigi Riva ha parlato, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, l'altra bandiera del Cagliari Gianfranco Zola

«Deve sapere che mio padre non aveva mai giocato a calcio. E non aveva mai visto una partita. E non gli interessava proprio. Zero. Lontano anni luce da tutto ciò che è poi stata la mia vita da sportivo. Lontanissimo. Fino a quando all’età di trent’anni circa gli capitò di vedere Gigi. Gigiriva, tutto attaccato come Paolorossi. Vide una partita del suo Cagliari. E soprattutto vide giocare lui. E divenne “matto”. Matto di calcio e di quell’omone che faceva gol, che esaltava tutti. Da quel giorno divenne un maniaco del calcio, mi portò agli allenamenti, mi regalava palloni, divenne poi presidente della squadra del paese: ecco, da quel momento in cui lui si è sportivamente innamorato di Gigi, sono diventato un calciatore».


C’è tanto Gigi dentro a Gianfranco insomma...

«Papà Ignazio aveva fatto il pastore, il camionista, non aveva avuto tempo di giocare a calcio, doveva lavorare. Poi è arrivato Gigi, un lampo: posso dire che sono diventato quel che sono stato grazie al mio papà e a lui. Gigi. Sì, in un certo senso Riva è dentro di me».

Boninsegna l’ha definito il “mio Hulk”. Per lei era?

«Per me era Dio, il centro dell’Universo, l’uomo che ha raffigurato e sostenuto un popolo, il nostro popolo. Lui non era un uomo costruito. Era naturale. Lui non è nato in Sardegna ma ha scelto la mia terra. E l’ha coltivata».

Vi sentivate spesso?

«Avevamo anche mangiato insieme a un ristorante vicino al porto non molto tempo fa. Ci sentivamo sì, piacevolmente anche. Parlavamo anche della nostra gente: pur non essendo nato qui aveva una sensibilità verso questa terra straordinaria, unica. Era vicino alla gente e alla gente ci teneva. I minatori, i venditori di latte: ha spalleggiato le loro battaglie, ha parlato in loro favore sempre senza una frase in più ma con ragionamenti sobri, suoi, quelli senza tanti giri di parole inutili. Era il nostro portavoce».

Quali consigli le ha dato Giggirriva?

«Ci conoscemmo per bene in Nazionale: lui era legato a Robi Baggio ma dispensava consigli a chi li chiedeva. Lo chiamai prima del mio ritorno in Sardegna, a Cagliari: gli chiesi com’era l’ambiente, come la squadra, il presidente Cellino, insomma se sarebbe stato il caso di abbandonarmi definitivamente alla voglia di tornare nella mia terra. Fu importante, mi diede suggerimenti enormi».

Appena saputa la notizia cosa ha pensato?

«Diego, Vialli, Paolorossi, ora lui: mi hanno tutti lasciato un segno, Gigi per me era una divinità».

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