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Oriali: “Non sono un signorsì. Io e Conte uomini di fatica: il primo incontro…”

Alessandro De Felice

Il dirigente dell'Inter, Lele Oriali, ha parlato del rapporto speciale con l'allenatore nerazzurro Antonio Conte

Lele Oriali, ex calciatore e ora dirigente dell'Inter, ha raccontato in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport il rapporto con l'allenatore nerazzurro Antonio Conte.

Dall’esterno si può pensare che lei sia solo quello che frena Conte quando sbrocca...

"Non faccio parte del gruppo squadra, sono il dirigente che rappresenta la società ad Appiano. Mi occupo dei codici di comportamento, trasmetto il senso di appartenenza, parlo con i giocatori. La Pinetina ormai è casa mia. Nei rari momenti liberi raccolgo le idee passeggiando nei boschi qui intorno. Se non ci sono i giocatori mi alleno con Antonio. Anche lui si diverte con lo spinning".

Come e quando è nato il suo rapporto con Conte?

"Nell’estate del 2014 mi chiama Tavecchio, mi dice che ha scelto Conte come c.t. e mi chiede se voglio fare il team manager della Nazionale. Gli rispondo che forse bisogna prima chiedere il parere di Conte, con cui non avevo mai parlato in vita mia. Ci incontriamo a Milano e in 5’ capiamo che vediamo le cose allo stesso modo. Siamo uomini di fatica. La nostra carriera si è basata su sudore e sacrificio. Lui ha una preparazione tecnico-tattica incredibile. Senza pubblico, anche dalla tv si è sentito e capito che l’Inter è super organizzata. Un’orchestra che Antonio dirige alla perfezione. Valorizzando tutti".

Diamo dei meriti anche ai suoi collaboratori?

"Hanno fatto un lavoro incredibile. Ma ho sempre pensato che la grandezza di un allenatore sia legata anche alla capacità di circondarsi delle persone giuste. Un merito che riconosco anche a Marotta come dirigente".

Com’è il Conte privato?

"Certe cose restano tra me e lui. Quando smetterò, racconterò in un’autobiografia tutti i segreti degli allenatori con cui ho lavorato (ride, ndr)...  E faccio un in bocca al lupo a Mou per l’avventura alla Roma".

Si è chiesto come mai tutti questi allenatori hanno preteso di averla al fianco?

"Perché dico le cose in faccia e da quella stanza non esce nulla. Così si crea un rapporto di fiducia. Quando Mancini era al City mi ha detto di andarlo a trovare e mi sono trasferito a Manchester 5 mesi. A 60 anni andavo al college a studiare l’inglese. Mi viene da ridere".

Con Conte avete mai litigato?

"Le definirei discussioni di lavoro. Anche perché non sono un signorsì, altrimenti non porterei nulla alla causa".