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Palacio: “Meritavo un’Inter più forte. Che onore la richiesta di Gasperini…”

Andrea Della Sala

L'argentino, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sfida e del suo periodo all'Inter

Questa sera di fronte all'Inter, tra le fila del Bologna, ci sarà anche l'ex attaccante nerazzurro Rodrigo Palacio. L'argentino, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sfida e del suo periodo interista:

Rinnovo appena fatto: gioia.

«Quando arrivai qui non avrei mai immaginato che potesse essere tutto così bello. E serio. Non me l’aspettavo. Non c’è nulla, ma proprio nulla, da invidiare alle altre società. Se fare i 40 anni a Bologna è un’opzione? Certo. Alla fine di ogni anno decido tutto, ma di sicuro col calcio smetterò qui in Italia e non in Argentina».

Un’estate fa Gasperini le disse: «Vieni con me a giocare la Champions». Lei disse no.

«È stata dura e lunga. La prima cosa che dissi? Wow. E ancora wow. Sa perché? A 37 anni non è facile che qualcuno ti cerchi per la Champions. Era un orgoglio enorme il solo fatto che avesse pensato a me, oltre al fatto che ho giocato ovunque tranne che in Champions. Quindi...».

Quindi succederà a Bologna?

«Speriamo: per diventare come l’Atalanta ci vuole tempo e pazienza, ma qui le basi ci sarebbero tutte. A Gasp dissi: dammi tre giorni. E ragionai: il Bologna mi vuole ancora, qui sto benissimo, mi diverto e ho un senso di gratitudine per come mi hanno voluto e trattato. Tutto questo valeva più della Champions. E allora diciamo che fra me e Gasperini è... uno a uno: quando io uscii dall’Inter, lui non riuscì a prendermi all’Atalanta e dovette dirmi no. Un no io, un no lui...». (ride).

Il Bologna che vale più della Champions è da titolo.

«Siamo tutti bravi ragazzi, ci vogliamo bene. Quando arrivarono Sinisa e il suo staff cambiammo completamente testa. Abbiamo anche sofferto, nel vederlo combattere con la malattia e nello stare senza di lui: ma grazie ai suoi splendidi collaboratori ci siamo uniti ancor di più perché lui lottava e noi non potevamo dare meno di quel che lui mostrava al mondo».

Un aneddoto con Sinisa?

«Quando venne a Verona, di sorpresa ma mantenendo una promessa. Ho avuto brividi alti così. Anche quel giorno insegnò che la volontà e la fiducia possono tanto, quasi tutto».

Lui l’ha reinventato Falso-9.

«Io poi non sono un centravanti, si sa: la prima volta lo feci quando nell’Inter Milito si ruppe. È divertente, nel gioco di Sinisa è inserito in un assetto dinamico, di scambi, in cui il 9 classico non sempre è previsto. Nonostante questo, però, la produzione offensiva è tanta, notevole».

Inter-Bologna. Due cose: il 3 febbraio 2019 fu 0-1; lei visse i nerazzurri nel periodo meno vincente.

«Incredibile quella vittoria, Sinisa era appena arrivato, fu quasi irreale. Speriamo sia ripetibile. Sì, purtroppo non ho vissuto il periodo migliore: avrei potuto meritare un’Inter più forte. Feci pure il portiere, contro il Verona: lì sono imbattuto...».

Un suo pregio e un difetto?

«Gioco per gli altri, generoso. Ma sono anche molto esigente con me stesso: se sbaglio mi bastono, penso, mi arrovello».