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Inzaghi: “L’Inter ha già vinto lo Scudetto. Juve KO? Non faccio il fenomeno ma…”

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa da Filippo Inzaghi al Corriere della Sera: il tecnico del Benevento commenta così la vittoria sulla Juventus

Il Corriere della Sera riporta un'intervista a Filippo Inzaghi, giustiziere della Juventus con il suo Benevento che, al primo anno in Serie A, sta impressionando:

"Inzaghi, in dieci anni allo Stadium hanno vinto solo 13 squadre tra le quali Real, Barcellona e Bayern: come ci è riuscito il suo Benevento?

«Venivamo da un momento difficile, ho cercato di dare fiducia e serenità. Ci sono riuscito con i dati di fatto, i numeri. Ho chiesto: se in B abbiamo stabilito otto record, perché non dobbiamo credere nell’impresa?».

"Ma questa era la Juve, non una squadra di B. E a voi mancavano tanti titolari.

«La mente nel calcio conta tanto, ho lavorato su quella. Pensavo di mostrare le immagini di qualche grande partita giocata all’andata, poi me le sono tenute da parte per la prossima volta».

"Ha bloccato la Juve anche sul piano tattico.

«Non mi va di fare il fenomeno, il nostro è un mestiere strano: se vinci sei un genio, se perdi non capisci niente. Ho deciso di difendere a tre perché non avevo terzini, e allora ho messo Improta e Foulon come quinti di centrocampo. E mi sono permesso due centravanti perché se ci fossimo abbassati troppo, non avremmo resistito a lungo. Compatti, corti, ma propositivi».

"Credeva nella vittoria.

«Credevo che potessimo fare bene. Sia chiaro, avrei firmato per il pareggio: i giocatori sono andati oltre la mia immaginazione. Sono felice soprattutto per loro, ricorderanno per sempre di avere battuto Ronaldo. Prima della partita lo hanno premiato per i suoi 770 gol, ho ripensato ai 316 che ho segnato io in carriera: mi sembravano tanti, ma di fronte a lui...».

"Com’è Gaich, il giustiziere della Juve?

«Forte perché ha potenza e velocità, e perché parla poco e lavora tanto. Però non è al massimo della forma, deve crescere. È stato bravissimo il ds Foggia a volerlo. Per caratteristiche ricorda Lewandowski, ma è giovane».

"Quanti messaggi ha ricevuto dopo la partita?

«Centinaia. Sto rispondendo a tutti, me ne restano una cinquantina».

«Mi ha fatto particolarmente piacere l’elogio di Andrea Agnelli. È venuto negli spogliatoi dopo la partita, mi hanno chiamato mentre ero sotto la doccia. Voleva salutarmi e complimentarsi, lo conosco da una vita ma mi metto nei suoi panni, dopo avere perso con il Benevento magari hai voglia di andartene subito dallo stadio, di chiuderti da qualche parte. È stato un gran signore».

"E con il suo amico Pirlo ha parlato?

«Sì, sono stato un po’ con lui. Non ha bisogno dei miei consigli, comunque gli ho detto di stare tranquillo perché sono passato anch’io da momenti difficili. Il nostro mestiere è così, devi farti scivolare addosso le critiche. Se al Real discutono Zidane che ha vinto tre Champions, e se al Liverpool criticano Klopp, allora va bene tutto».

"Giochisti contro risultatisti, brutte parole per indicare che gli allenatori sono divisi in due: lei come si sente?

«Come uno che deve far rendere al massimo i calciatori che ha, senza metterli in difficoltà. Otto Rehhagel, ct della Grecia campione d’Europa, a chi lo criticava per il modo di giocare rispondeva: se avessi Xavi e Messi, sarebbe più semplice fare il mio calcio».

"Lo spettacolo viene dopo, insomma.

«Tutti vorremmo vincere attraverso il bel calcio, non ho mai sentito nessuno dire: cerchiamo di giocare male. Ma non sempre puoi divertire e io cerco di essere concreto».

"Da calciatore ha conquistato due Champions: perché le nostre squadre sono fuori?

«Un tempo avevamo i soldi per acquistare i calciatori migliori; adesso le risorse le hanno gli altri. All’estero sono più forti perché sono più ricchi, ma siamo stati anche sfortunati: la Juve con il Porto meritava di passare».

"Ci possono salvare solo i soldi?

«Qualcosa di importante possiamo farla per migliorare. Torniamo a investire sui giovani, diamo loro fiducia. Ma bisogna lavorare in modo differente nei vivai».

"Come?

«I settori giovanili devono curare di più la tecnica in velocità e meno la tattica. E poi bisogna trattare in modo diverso gli allenatori dei ragazzi. A loro farei contratti di cinque anni in modo che possano lavorare con serenità, pensando solo alla crescita dei giovani. Se tu pensi di avere un bravo educatore, consentigli di migliorare i tuoi talenti. Invece un tecnico viene giudicato dai risultati in un campionato Giovanissimi e se va male, lo mandano via. Così diventa impossibile».

"L’Inter ha vinto il titolo?

«L’ho detto quando è uscita dalla Champions: con una partita a settimana avrà pochi rivali. Ne rimango convinto, anche se il Milan è andato oltre ogni aspettativa».

"Il 30 giugno ci saranno due Inzaghi liberi sul mercato: lei e suo fratello.

«Di Simone non so, anche se fatico a vederlo lontano dalla sua Lazio. Quanto a me, penso solo a questo nostro scudetto che dobbiamo vincere con il Benevento: la salvezza. Poi parleremo, ma qui sto benissimo. Mi mancava un’esperienza al Sud, il calore della gente è pazzesco. E io mi nutro di questo».