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Inter a valanga, media di quasi 2,5 reti a partita: come nasce la fabbrica del gol

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Numeri da urlo della squadra di Simone Inzaghi, che continua a segnare in campionato con una facilità impressionante
Alessandro De Felice Redattore 

Quasi 2,5 gol in media a partita in Serie A e ben 13 giocatori a segno. L’Inter è diventata una vera fabbrica del gol e tra le armi più importanti della capolista c’è proprio la facilità di arrivare al gol.

Il merito di questi numeri è relativo a tanti fattori, come sottolinea La Gazzetta dello Sport: oltre ad un ingranaggio ben oliato che produce occasioni a pioggia ci sono i dribbling e l'enorme mole di gioco sulle fasce.


All’indomani del pokerissimo rifilato al Monza, che ha consentito all’Inter di consolidare il primato in attesa di Juve-Sassuolo, il dato che più salta all’occhio è la facilità di andare in gol della squadra di Inzaghi.

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Finora sono 49 le reti all'attivo, 20 in più della seconda (la Juventus) e 14 in più del secondo attacco (quello del Milan, a quota 35) per una media di quasi 2,5 gol a partita.

Lautaro ha raggiunto ormai un livello mondiale ed è a 20 reti, di cui 18 in campionato. Ma i meriti non sono solo del capitano nerazzurro.

Ma, al di là delle doti del Toro, c'è tutta un'orchestra capace di esaltarlo e, spesso e volentieri, accompagnarlo con assoli altrettanto efficaci“ sottolinea Gazzetta.

Il quotidiano aggiunge:

“Lo dimostra il fatto che complessivamente siano già 13 i giocatori andati a segno da inizio stagione, di cui due in doppia cifra (Lautaro e Calhanoglu) e un terzo in procinto di arrivarci (Thuram a quota 9 in tutte le competizioni). La varietà di realizzatori è accompagnata da quella dei cosiddetti "assist-men", già undici a referto da inizio stagione a partire dallo specialista Thuram, che ha servito ben sette palle gol ai propri compagni, l'ultima a Monza tramite un geniale colpo di tacco. Dalle statistiche rilevate da Opta dopo 20 giornate di campionato, emerge anche come rispetto alla scorsa stagione sia sensibilmente alzata la media di dribbling tentati e riusciti, salita da 3,80 a 5,95, così come la quantità di sponde (7 a partita), prove di un gioco più imprevedibile e vario”.

Inoltre Inzaghi schiera una squadra corta, che lavora molto sugli esterni:

“I dati raccolti da Opta dipingono una squadra cortissima, mediamente racchiusa in meno di 34 metri e abituata a sviluppare il gioco in ampiezza coprendo l'intero perimetro del campo, peraltro con un'elevata precisione nella circolazione del pallone. Il 62% delle giocate totali prodotte dai nerazzurri si è infatti sviluppato sulle corsie laterali, mentre l'efficacia è stata finora pari all'83%, a dimostrazione del mix di piedi buoni e meccanismi ben oliati. Quello di Inzaghi è un gioco che si sviluppa a ritmi alti, che impone intensità e movimento costante, e che prevede la partecipazione in fase offensiva dei cosiddetti braccetti di difesa”.

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Proprio i braccetti risultano fondamentali:

“I loro inserimenti si sommano a quelli degli esterni, anch'essi sistematici, e i numeri relativi ai lanci positivi dimostrano come siano centrali nella costruzione di tante azioni offensive: in cima alla lista, insieme al generatore di gioco per eccellenza della macchina nerazzurra (vale a dire Calhanoglu), c'è infatti Bastoni, a quota 80 lanci positivi proprio come il turco, mentre Darmian (spesso impiegato da braccetto destro) si attesta praticamente sugli stessi livelli di Barella e Mkhitaryan con 38 lanci andati a buon fine”.

Sponde, dribbling, cross, verticalizzazioni, ripartenze, lanci lunghi: nel campionario nerazzurro di queste prime 20 giornate c'è un po' di tutto.

“I cross dalle fasce generati dalla spinta di Dimarco e Dumfries sono tra le vie più battute, ma le armi più preziose (e pericolose) di quest'Inter sono chiaramente due: la prima, la più evidente, è la ThuLa, capace di firmare nel solo campionato la bellezza di 26 reti e 14 assist in 20 giornate, vale a dire due contributi decisivi a partita; la seconda, meno appariscente ma altrettanto fondamentale, il feeling e la partecipazione del trio di centrocampo. Da Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan passano quasi tutte le trame offensive, basti pensare che in quanto ad azioni create i tre precedono sia Lautaro che Thuram. Primo fra tutti, manco a dirlo, quel Calhanoglu che dopo aver raccolto l'eredità di Brozovic si è trasformato nel perfetto direttore d'orchestra: primo per occasioni create (33, il doppio del Toro), passaggi andati a buon (1155), lanci positivi (80), e terzo per tiri dietro ai due attaccanti titolari”.

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Ma secondo i dati quello che è il miglior attacco del torneo, a segno da 28 partite di fila, è solo al 20% del suo reale valore, che rende l’idea di quanto sia quello ancora inespresso.

“Da quando Inzaghi siede sulla panchina nerazzurra, il numero delle palle gol create in ogni singola partita di campionato dall'Inter è stato solo una manciata di volte inferiore alla doppia cifra e, solitamente, chi più crea finisce anche per segnare di più. Finora, sempre guardando i freddi numeri, sono semmai venuti meno gli apporti di Arnautovic e soprattutto di Sanchez, autori in campionato di appena un gol e due assist (tutti opera dell'austriaco). Tra i due, appena 15 occasioni create e nove tiri tentati, ben al di sotto non solo della media fatta registrare dalla ThuLa, ma anche di quella di gente solitamente votata a tutt'altro compito e ruolo come Bastoni e Darmian”.

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