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Giulini: “Nainggolan? Con l’Inter sarà durissima. Dopo il coronavirus non possiamo permettercelo”

Andrea Della Sala

Il presidente del Cagliari ha parlato della possibile ripresa del campionato, ma anche del futuro del centrocampista di proprietà dell'Inter

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il presidente del Cagliari Tommaso Giulini ha parlato della possibile ripresa del campionato e anche del futuro di Nainggolan, in prestito dall'Inter:

Il prestito di Nainggolan scadrà quest’anno. Quante possibilità ci sono che possa restare?

«Se lui volesse rimanere cercheremo di aprire una trattativa con l’Inter, ma è durissima. Oggettivamente nel mondo del calcio post coronavirus, il Cagliari non può permettersi neanche metà del suo stipendio».

Domanda delle 100 pistole: allenamenti e partite si riprende oppure no?

«Riponiamo le pistole nel fodero... Non faccio previsioni e farebbe bene un po’ tutti ad evitare proclami e immaginare date. Si è parlato troppo in un momento in cui sarebbe stato più rispettoso e responsabile tacere e attendere vista la situazione e i morti. Semplicemente: quando ci saranno le condizioni sanitarie per riprendere lo faremo. Oggi non ci sono. Piuttosto dovremo ragionare del futuro del calcio, che sinceramente mi preoccupa molto di più. Il mondo avrà per un certo periodo un’economia post bellica in cui cambieranno tutte le dinamiche, anche nel calcio: parlo di sponsor per i quali mi auguro ci saranno da parte del governo forti agevolazioni fiscali, altrimenti li perderemo. Cambierà il modo di vivere il pallone. Prima a porte chiuse e poi, quando si riapriranno, con abbonamenti a prezzi da rivedere. C’è la partita dei diritti tv da affrontare. I ricavi globalmente saranno inferiori e di questo bisognerà iniziare a parlare per trovare soluzioni non solo a livello italiano ma anche europeo. Servirebbe finalmente un meccanismo di salary cap per le principali leghe europee per evitare che la forbice tra grandi e piccoli club aumenti ancora e difenderci dalla tentazione astrusa di chi propone super leghe e superchampions, che in questo momento decreterebbero la fine delle competizioni nazionali, che invece andranno sostenute dopo il virus».

C’è chi propone un campionato in stile sudamericano nell’anno solare pur di terminare questa stagione-

«Ripeto il concetto precedente: fiumi di parole. Se ci sarà la possibilità di riprendere serviranno regole chiare e prestabilite. Se riprendiamo e ci saranno ulteriori contagi, cosa si farà? Diventerà quella la classifica finale? Personalmente credo che se non si riesce a ripartire entro metà giugno e terminare entro fine luglio abbia poco senso riprendere. Ci sono abitudini del calcio italiano che non vanno cambiate drasticamente e non si può neanche stare mesi e mesi nell’attesa di ricominciare. Va messo un limite e avere il coraggio di fare un triplice fischio finale. Inoltre dobbiamo assolutamente capire cosa vogliono i tifosi, senza di loro il calcio non esiste e non credo che la gente vorrebbe un campionato come quello sudamericano».

Il presidente dell’Aia Nicchi ha detto che si potrebbe riprendere senza Var se non ci saranno le condizioni per tenere più persone ai video.

«Sarebbe bello se il progetto della mitica sala Var a Coverciano previsto per l’anno prossimo fosse pronto per la ripresa di questa stagione. Se avremo un mese per allenarci potrebbe bastare anche per organizzare quello in totale sicurezza per chi ci lavorerà».