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Palmeri: “Ecco perché Inzaghi ha fatto la differenza e Pioli e Allegri no. Da casa di riposo…”

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L'editoriale del giornalista per SportItalia in cui analizza la stagione dei tre tecnici
Gianni Pampinella Redattore 

Nel suo editoriale per SportItalia, Tancredi Palmeri ha parlato delle difficoltà riscontrate in questa stagione da Pioli e Allegri. A differenza di Simone Inzaghi, i due tecnici hanno dovuto affrontare non pochi ostacoli e il loro futuro sulle panchine di Milan e Juve è più che mai in bilico. "Proviamo a ristabilire la realtà dei fatti e a ricordare come stavano le cose ai nastri di partenza. Partiamo dal Milan. Quest’anno ha cominciato forte di un mercato da 120 milioni. Forte di almeno 7 nuovi acquisti per la squadra titolare". 

"E cosa ha fatto il Milan? Anche bene in campionato con il secondo posto, ma disastroso in Europa, schienato in lungo e largo dall’Inter, ma mai competitivo per lo scudetto e con gran parte dei nuovi che sono rimasti oggetto misterioso. Passiamo alla Juventus. Monte ingaggi più alto in Italia, e di netto. Allenatore più pagato in Italia, e di netto. L’anno scorso il mercato è stato fermo, è vero. Ma bontà loro, si era già mosso. Perché Vlahovic è stato comprato ad Allegri. Perché Bremer è stato comprato ad Allegri. E comunque sono arrivati un paio di puntelli come Cambiaso e Weah che non ti cambiano la vita ma sicuramente te la migliorano".


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"E poi non dimentichiamoci che la Juve non aveva le coppe come tutte ma davvero tutte le altre astanti. Un vantaggio enorme, che non solo Allegri non ha sfruttato, ma addirittura ha cominciato a perdere terreno proprio nel momento della ripresa delle competizioni europee. Di cosa si lamenta Allegri? Cosa ha aggiunto lui?  E per completare, sono le premesse dell’Inter e di Simone Inzaghi che rendono improponibili le parole di Pioli e Allegri. Inzaghi arriva all’Inter e pronti via perde Lukaku, Hakimi e Eriksen. Poi perde Perisic miglior giocatore del campionato. Mercato senza mai poterci mettere un soldo che fosse uno, rilanciando giocatori che dalle altre andavano a fare panchina come i Dzeko e i Mkhitaryan, volati con Inzaghi a un livello quasi mai visto in carriera, sicuramente non da una decina d’anni a questa parte. Tutti, ma proprio tutti i giocatori valorizzati dal gioco di Simone Inzaghi. E parliamo di valore vero sul mercato".

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"Quale erano le premesse di questi tre anni? Probabilmente solo quest’anno l’Inter partiva con una rosa più forte. Ma attenzione, più forte non vuol dire essere capaci di dare 17 punti al secondo e con il gioco meraviglioso dell’Inter. Quelli sono gli anni in cui la Juventus di Allegri comprava i più forti e aveva il doppio della rosa degli altri. Adesso puoi essere più forte ma in una situazione di sostanziale equilibrio. E’ stato merito del mister aver creato la differenza abissale. Questo è quello che fa un allenatore, uno bravo. E infine questo è stato anche il differenziale più clamoroso tra Simone Inzaghi da un lato, e Pioli e Allegri dall’altro".

"Da un lato c’è stato un allenatore su cui hanno raccontato una realtà virtuale. In estate si parlava di Inter casa di riposo per giocatori vecchietti, si parlava di Thuram non all’altezza, si parlava delle 11 cessioni; poi di colpo non si sa come si è parlato di una Inter come la RedBull, di una squadra nettamente favorita. E perché? Perché è Simone Inzaghi che ha cambiato la percezione delle cose". 

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"E se Simone Inzaghi è stato messo in discussione perfino mentre si giocava la gloria in Champions, da questo lato abbiamo invece uno Stefano Pioli che racconta di avere una squadra non lontana da Real Madrid e Manchester City (ma come lui lo racconta anche gran parte della critica milanista), e poi però sostiene ugualmente che non c’era storia contro l’Inter. Ma forse è il Milan che si è raccontato una favoletta sul valore di Leao, Tomori, Theo Hernadenz, ancor prima che su quello dei nuovi acquisti. Eppure, anche così, fino a 10 giorni fa Pioli per il club era intoccabile, una fortuna non meritata al tempo da Simone Inzaghi".

"Così come Max Allegri, tutt’ora intoccabile per gran parte della critica sportiva e non. Ma perché questa indulgenza verso Allegri che a nessuno ma proprio a nessun altro allenatore è accordata? Forse perché è della Juventus? Forse per i rapporti di vecchia data con i satrapi del giornalismo sportivo che gli permettono protezione anche quando la realtà dei fatti è impietosa? Eh, ma i nodi vengono al pettine prima o poi. C’è chi ha lavorato bene, e chi no. E aprire l’ombrello delle scuse non farà altro che rendere più risibile la propria posizione".

(SportItalia)

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