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Recoba: “Inter? Devo dire grazie a Zanetti. Messi il migliore di tutti. Con Samuel…”

L'ex attaccante nerazzurro ha parlato ai microfoni del giornale argentino la Nacion del suo 'dopo il calcio' e della sua esperienza in Italia

Eva A. Provenzano

Recoba: “Inter? Devo dire grazie a Zanetti. Messi il migliore di tutti. Con Samuel…”- immagine 1

Aneddoti, ricordi, il suo passato all'Inter. Alvaro Recoba, ex attaccante nerazzurro, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Nacion. Ha raccontato di quando era in vacanza in Italia, nel 2015, e Luis Suarez lo invitò allo stadio Olimpico per la gara del Barcellona. Non avrebbe voluto andare ma ha accontentato i suoi figli. Arrivò mezzo Barcellona a salutarlo: da Suarez, fino a Neymar e Messi, Mascherano, Xavi. Il figlio gli chiese come mai tutti andavano a salutarlo e lui ha pensato: "Cosa ne so? Sarà perché una volta prendevo a calci il pallone". Quella volta non riuscì a chiedere un autografo a Messi.

Al giornale argentino l'ex Inter ha raccontato diversi aneddoti e ha parlato della sua esperienza post calcio. Vi riportiamo parte delle sue parole.

(Fonte: La Nacion)

«Ho smesso di giocare a 39 anni, e adesso ne ho 45, cioè non ho fatto nulla per 5-6 anni. Non mi considero un agente, ma quando ho smesso di giocare ho preso due giocatori, uno è andato al River, Marcelo Saracchi, e l'altro gioca nella MLS. Pensavo di poter andare in giro per quello che ho fatto nella mia carriera, ma non è stata un'esperienza gratificante. Mi reputo una brava persona e quello degli agenti è un mondo complicato, difficile, di tradimenti, di gelosia, di concorrenza a volte sleale. Non era il mio genere. Potevo diventare il presidente del Nacional? Ho detto che mi sarebbe piaciuto, si hanno buone intenzioni ma poi si va ai numeri freddi, tutto cambia. Ti senti dire, lo prendi e vedi come va, ma aveva una situazione economica difficile. Ho fatto molti incontri ma grazie al cielo non l'ho preso. Ho pensato e ripensato sui modi di affrontare i debiti, ma era una situazione troppo complessa. Non potevo promettere cose che non potevo mantenere. Così è finita la mia carriera da dirigente, ancora prima di cominciare», ha confessato al quotidiano argentino.

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