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Conte modella l’Inter attorno a Eriksen. Meno prevedibile e più pericolosa: l’esperimento prosegue

Il tecnico è rimasto soddisfatto del 3-4-1-2 e della prestazione di Eriksen nella gara col Napoli ed è pronto a riproporlo

Andrea Della Sala

Un po' a sorpresa, Conte nella semifinale del San Paolo col Napoli ha schierato nella sua Inter Eriksen dal 1'. Il danese ha risposto bene ed è forse stato il migliore dei suoi. I meccanismi sono ancora da oliare, ma quello visto a Napoli è un esperimento che può essere portato avanti.

"Chris ci ha messo un po’, ma ora che si è piazzato in mezzo non si torna mica indietro. Nuovi equilibri, l’Inter si riassesta e lo fa intorno a Eriksen. Gli è bastata una partita per aggiungere una linea di passaggio a una squadra forse meno verticale, ma con una dose di inventiva certamente maggiore. La formazione di Antonio Conte è meno prevedibile, ha aggiunto una freccia al suo arco. E ora che l’innesto è andato a buon fine, è bene pensare subito al prossimo step. L’Inter è passata da una coppia di attaccanti, che ha dominato per due terzi di stagione, a una specie di tridente anomalo, un triangolo rovesciato con il danese trequartista che sarà la linea guida del finale di stagione. Il passaggio successivo, allora, è migliorare l’intesa tra Eriksen e chi delle giocate del danese deve usufruire, ovvero Lukaku e Lautaro (o Sanchez...)", spiega La Gazzetta dello Sport.

"La crescita di Eriksen è certificata dai dati. In un colpo il danese ha aggiunto il gioco a uno, massimo due tocchi. E, soprattutto, ha portato l’Inter ad esser di nuovo pericoloso sui piazzati: l’angolo del gol, altri corner pericolosi calciati sul primo, una punizione respinta da Ospina. Era una lacuna storica dei nerazzurri, che Eriksen si ripromette di colmare. C’è di più. Mettendo a confronto le statistiche della gara di Udine di febbraio, la sua prima da titolare, e quella di sabato scorso, si capisce come il centrocampista arrivi adesso con molta più facilità al tiro (cinque tiri, tutti nello specchio, precisione al top) e come sia più nel vivo del gioco: non è il numero di passaggi a far rumore, quanto quello dei lanci, segno di un calciatore al quale l’Inter ha deciso di affidare una chiave importante delle idee di Conte. Eriksen, pur avendo giocato 30 minuti in meno a Udine, quel giorno recuperò più palloni: segnale di una squadra che ha tenuto di più il comando del gioco al San Paolo, certo, ma anche di compiti difensivi meno pressanti per il danese, che nella fase di non possesso al San Paolo doveva occuparsi di guardare a vista Demme", aggiunge il quotidiano.

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