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Sacchi: “Comprare l’attaccante non basta, la cosa importante è avere un gioco d’attacco”

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L'ex tecnico ha parlato della scelta di tanti club di andare a rinforzarsi comprando un attaccante, cosa che secondo lui non basta

L'ex tecnico Arrigo Sacchi ha parlato della scelta di tanti club di andare a rinforzarsi comprando un attaccante, cosa che secondo lui non basta. Questo il suo commento su La Gazzetta dello Sport:

Secondo una consuetudine che si è consolidata nel corso dei decenni, appena parte il mercato scatta la corsa agli attaccanti. È una specie di regola non scritta alla quale il mondo del calcio si attiene: acquistare il centravanti, magari forte, è un fiore all’occhiello da esibire ai tifosi. L’Inter va all’assalto di Lukaku, il Milan cerca la punta centrale, la Roma pure, e anche all’estero ci si muove. Comprare l’attaccante è importante, ma ancora più importante è avere un gioco d’attacco che metta questo elemento nelle migliori condizioni per fare gol. Già, perché spesso noi italiani ci dimentichiamo che il calcio è un gioco collettivo e che in una squadra ci sono undici uomini e che tutti devono (dovrebbero) contribuire a costruire la manovra, ad arginare quella avversaria, a creare emozioni e a generare spettacolo.


Sacchi: “Comprare l’attaccante non basta, la cosa importante è avere un gioco d’attacco”- immagine 2

Viviamo in un Paese che ha fatto dell’individualismo la propria bandiera, il gioco di squadra è completamente sconosciuto in tutti gli ambiti della società. Anche nel calcio. Io ho vinto lo scudetto nel 1988 con il Milan e non ho avuto a disposizione per quasi tutto il campionato un certo Marco Van Basten, che era infortunato. Fatevi comprare tutti i centravanti che volete, quelli alti o quelli bassi, quelli bravi di testa e quelli abili nello stretto, ma alla fine ricordatevi che alle vostre squadre serve un gioco affinché questi calciatori non si sentano mai soli.

Sacchi: “Comprare l’attaccante non basta, la cosa importante è avere un gioco d’attacco”- immagine 3

Guardiola, sulla cui bravura credo nessuno possa discutere, ha saputo vincere con il centravanti e senza il centravanti. E lo ha fatto perché alla base delle sue idee c’è appunto il gioco. Adesso ha un fenomeno come Haaland e cerca di metterlo nelle migliori condizioni per battere a rete, però ha dimostrato, ad esempio ai tempi del Barcellona, di potersela cavare anche senza un attaccante strutturato. I centravanti moderni hanno l’obbligo di farsi trovare sempre pronti al suggerimento in ogni posizione del campo, a volte sono proprio loro a dover dettare il passaggio con movimenti in profondità che vanno ad attaccare i difensori alle spalle, oppure andando incontro al compagno per creare la possibilità di un rapido triangolo. 

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