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Repubblica – Mazzarri senza serenità , Thohir chiama Mancini. L’obiettivo è…

I destini incrociati di Walter Mazzarri e Roberto Mancini non iniziano a compiersi dopo Inter–Verona, ma almeno, a voler essere vicini il più possibile alla verità, dal giorno prima. Raccontano i muri della Pinetina che quando Thohir...

Francesco Parrone

I destini incrociati di Walter Mazzarri e Roberto Mancini non iniziano a compiersi dopo Inter-Verona, ma almeno, a voler essere vicini il più possibile alla verità, dal giorno prima. Raccontano i muri della Pinetina che quando Thohir sabato scorso va a trovare la squadra, rimanga assai colpito dalle condizioni in cui versa Mazzarri: lo trova angosciato e in preda all’ansia, con segni inequivocabili del suo stress. Ed è la vigilia di Inter-Verona, non della finale mondiale. Thohir capisce che il tecnico ha perso ogni traccia di serenità e che si deve intervenire, in qualche modo. Spera di non essere costretto a farlo, ma la partita alimenta i suoi dubbi: l’Inter pareggia tristemente in uno stadio semivuoto, i tifosi inveiscono con Mazzarri, lo bersagliano col laser, non hanno alcun rispetto. Il giorno dopo, lunedì, il pranzo con Moratti alza ulteriormente la cortina delle perplessità: «Se devi sostituire Mazzarri - gli suggerisce l’ex presidente - hai solo due alternative: Mancini o Leonardo». Thohir punta tutto sul Mancio, anche se costa più di Leonardo: è più allenatore, conosce meglio l’ambiente, qui ha già vinto. E iniziano i tre giorni che cambiano l’Inter, ma prima della chiusura dell’affare (formalmente all’ora di pranzo di ieri, quando l’Inter annuncia l’esonero di Mazzarri) e mentre il club riesce a muoversi a fari spenti, passa del tempo.

Perché sulle prime Mancini non è convinto dell’avventura, anzi: e se lui dicesse di no, Mazzarri rimarrebbe, ma sempre più indebolito e con ultimatum pendenti sul capo. Ma il dg Fassone e il ds Ausilio espongono a Mancini i piani del club e lentamente lo persuadono che il progetto c’è. Poi ci sono un paio di colloqui telefonici con Thohir, che nel frattempo è tornato in Indonesia, e col Ceo Michael Bolingbroke, che il Mancio conosce dai tempi di Manchester perché Bolingbroke lavorava allo United. Infine giovedì Bolingbroke e Fassone vanno a Jesi, dove Mancini li attende con il suo avvocato: carte sul tavolo, accordo avviato ma non concluso, mancano dettagli ma il più è fatto. Mancini allora parla a lungo con Massimo Moratti, più di una volta nella giornata di giovedì. Le parole dell’ex presidente lo convincono definitivamente, anche se il più era fatto. Nella mattinata di ieri, verso le 10, la risposta affermativa: «Ci sono. Allenerò l’Inter», poi aggiunge: «Questa è una squadra da Champions e vedrete che ci torneremo». Le sue iniziali perplessità ora lasciano il campo all’entusiasmo, il Mancio si lancia nell’avventura, raduna lo staff dei vecchi tempi: Nuciari, Salsano e Carminati rispondono presente, non Lombardo e Battara che ora lavorano altrove, mentre David Platt rinuncia al ruolo di vice e allora si prova con Daniele Adani.

Alle 10.30 Fassone comunica a Mazzarri l’esonero, al telefono. Intorno alle 11 la notizia del ribaltone trapela e Gianluca Di Marzio di Sky brucia tutti sul tempo. Poi il valzer dei comunicati ufficiali: a metà pomeriggio quello di Thohir che dopo i ringraziamenti a Mazzarri parla di una decisione presa “da tutto il management” e aggiunge: «Il nostro obiettivo è riportare l’Inter ad essere uno dei top club d’Europa ed è per questo che sono felice di dare il bentornato a Roberto Mancini. La sua carriera, all’Inter come altrove, parla per lui. La sua esperienza internazionale, così come la sua voglia di successi, porteràla squadra a un livello più alto». Mancini guadagnerà circa 5 milioni netti all’anno. E’ l’ottavo allenatore dell’Inter dal 2008 a oggi: da un Mancini all’altro, passando per Mourinho, Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri, Stramaccioni e Mazzarri, è trascorsa molta vita, ma siamo tornati al punto di prima. A volte è necessario.