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Asllani: “Inter sogno da una vita, la amo dal 22 maggio 2010. Io quasi svenuto quando…”

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L'editoriale di Kristjan Asllani per Cronache di Spogliatoio: "Mi sono ritrovato nella stessa stanza di Romelu Lukaku per le visite"

Marco Astori

Tramite le colonne di Cronache di Spogliatoio, Kristjan Asllani, nuovo centrocampista dell'Inter ha raccontato le emozioni vissute nei giorni del suo passaggio dall'Empoli in nerazzurro: "Che emozione aver ricevuto quel messaggio da Javier Zanetti: «Benvenuto all’Inter, Kristjan». Sono mezzo svenuto. Mentre i miei migliori amici servivano ai tavoli, io mi sono ritrovato nella stessa stanza di Romelu Lukaku per fare la prova sotto sforzo durante le visite mediche. Avevo la maglia dell’Inter perché l’Inter mi aveva appena comprato. Ci ho capito poco di quei giorni, sono sincero: un po’ perché i riflettori non fanno per me, e forse Parco Danielli e Piazza Garibaldi sono gli unici luoghi in cui mi sento a casa; un po’ perché nel 2010 avevo 8 anni e in punta di piedi al bar, in mezzo agli anziani più alti di me, cercavo di vedere un pezzetto di schermo con la finale di Champions League contro il Bayern Monaco. Quella notte ho capito che amavo questa squadra. Si sentivano le sedie fremere sulle mattonelle quando Milito ha puntato Van Buyten, poi non ci abbiamo capito più niente. Mi ricordo che è volato per terra qualche bicchiere, e io saltavo e saltavo. Non era un segreto, lo sapevano tutti. Tifavo Inter.

Asllani: “Inter sogno da una vita, la amo dal 22 maggio 2010. Io quasi svenuto quando…”- immagine 2

Anche se ho realizzato il sogno della mia vita, indossare la maglia dell’Inter, le sagre del mio paese mi mancano tanto. Come quando al campetto c’era la partita delle partite: Buti contro Bientina, un comune limitrofo al nostro ma più grande. Un vero e proprio derby. Non potevamo perdere. Iniziavamo al suono della campana della chiesa e si andava avanti a oltranza, fino ai 10. Viviamo di calcio e parliamo principalmente di quello. Sono uno che vive la piazza, che lo trovi sempre a parlare con tutti. Non faccio vita mondana, mi piace la mia. Il sabato sera sono in Piazza Garibaldi a fare due chiacchiere. Prima di partire per Milano, il proprietario del ristorante dove vado sempre mi ha detto una frase semplice, non preparata, che mi sto portando dentro in questi primi giorni: «Hai una grande opportunità, ricorda che la tua vittoria sarà non snaturarti e restare la persona che sei adesso». Il ragazzo col grembiule in mezzo al prato di San Siro.

Lascio Buti come Ulisse lascia Itaca: tra mille peripezie, tornerò lì. Su questo non ci sono dubbi. Lascio con il corpo, non con il cuore. Sono curioso di scoprire come sarà la mia vita a Milano. Nel giro di un anno ho vinto il campionato Primavera, eliminando l’Inter in semifinale con un gol su punizione; ho segnato il primo gol in Serie A contro l’Inter a San Siro. E alla fine sono diventato nerazzurro, anche se lo sono sempre stato. Dormivo con il pallone sotto al braccio, proteggendolo con la coperta come si fa da bambini per schermarsi dai mostri della notte. Sognavo i tifosi che urlano il mio nome al momento della firma. Pochi giorni fa ho scoperto che non era un sogno. Mio padre mi ha portato per la prima volta a Milano a vedere un derby tanti anni fa, vincemmo 2-1. Ci è tornato quando ho segnato proprio lì il mio primo gol in A, qualche mese fa. Doveva essere destino, lo aspetto al mio esordio: vediamo che combino", ha concluso.

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