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Assalti estivi respinti, una panchina che ora sta stretta: c’è un croato che scalpita

Pieni poteri agli undici titolari: questo il concetto che scaturisce dalle scelte di Roberto Mancini, che nel corso delle prime sei giornate di campionato, soprattutto per quanto riguarda il centrocampo, ha sempre preferito gli stessi uomini....

Alessandro De Felice

Pieni poteri agli undici titolari: questo il concetto che scaturisce dalle scelte di Roberto Mancini, che nel corso delle prime sei giornate di campionato, soprattutto per quanto riguarda il centrocampo, ha sempre preferito gli stessi uomini. Formazione recitata a memoria, un po’ come Sarti, Facchetti, Burgnich ecc, ma con interpreti, capacità e ambizioni differenti. 

Scelta di continuità che contro la Fiorentina si è dimostrata fallimentare, perché i muscoli sgonfi o troppo sfruttati dei vari Guarin, Melo e Kondogbia non hanno retto l’urto della squadra viola. Roberto Mancini ha mostrato grandissima fiducia nella sua linea mediana e le cosiddette seconde linee hanno trovato spazio molto raramente. Tra queste risiede anche Marcelo Brozovic, arrivato a gennaio con l’etichetta del “normalizzatore” e impiegato solo e sempre col contagocce.

Il giocatore croato vive all’ombra di Guarin e Kondogbia, sempre titolari nelle idee di gioco di Roberto Mancini, anche quando la spia della riserva minaccia di fermare il veicolo da un momento all’altro. Circa 180 minuti, questo l’esiguo bottino raccolto da Marcelo Brozovic sul terreno di gioco nel corso delle prime sei gare di campionato, mentre i restanti 360’ minuti li ha trascorsi a guardare i compagni dalla panchina.

Ad agosto sono stati respinti gli attacchi del Lione, i francesi hanno mostrato un concreto interesse per il calciatore croato, ma i nerazzurri hanno rispedito al mittente tali proposte. Circostanza che ha lusingato lo stesso ex Dinamo Zagabria, convinto del progetto nerazzurro e voglioso di ritagliarsi uno spazio importante nella formazione di Roberto Mancini.

Per ora, però, la speranza di Brozovic è rimasta tale. I fatti sono andati in un'altra direzione. Ma ora la spia della benzina, tanto per Guarin quanto per Kondogbia, si è accesa e per il croato potrebbe finalmente arrivare il momento di una maglia da titolare. Anche per allontanare le sirene di mercato, visto l'appeal internazionale che l'ex Dinamo continuare ad avere e non solo a Lione.