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Inter, Candreva: “Il gol al Lecce una liberazione dopo un anno sofferto. Conte il top per me”

Le parole dell'esterno nerazzurro

Marco Astori

E' Antonio Candreva il protagonista dell'edizione odierna di Q&A organizzata da Inter TV. L'esterno nerazzurro ha risposto alle domande dei tifosi in merito al momento che stiamo vivendo, alla squadra e non solo.

Che momento è perte?

E' delicato, particolare: quello che è successo al mondo è qualcosa di brutto. Tutti ci auguriamo finisca presto, la situazione è grave e dobbiamo passare questa ondata: dobbiamo continuare a rispettare le regole per far sì che finisca a breve.

Quanto è importante trascorrere il tempo con la famiglia?

E' un momento bellissimo sotto questo punto di vista: restare 24 ore con la famiglia a noi capita stare solo in estate. Sono cose che fanno piacere. Mio padre è a Roma, è malato da un anno, sta combattendo contro un brutto male: lo sta affrontando in modo positivo. Lo abbraccio e gli sono vicino.

Quale cambiamento ti aspetti nelle persone?

Nella quotidianità non si pensa alla bellezza di una passeggiata: ci servirà da lezione per capire che la quotidianità è importante. Le cose semplici diventeranno fondamentali.

Siamo iperattivi e non da divano: ci piace allenarci. Lei è super sportiva, si allena sempre faticosamente: avere una spalla così in casa è molto piacevole.

Come passi la giornata?

Allenamenti, scherziamo: poi facciamo pittura, puzzle e costruzioni. Le giornate sono lunghe: andiamo sul balcone a respirare aria. Ci inventiamo tante cose, poi Amazon ci aiuta coi giocattoli nuovi.

Ti taglierai i capelli?

Il mister quando arrivo pettinato alle riunioni mi massacra. Vedremo, è una cosa da prendere in considerazione. La stiamo valutando.

Il gol più bello mai fatto?

Mi viene in mente il mio primo gol tre anni e mezzo fa nel derby del 2016: feci il mio primo gol con l'Inter sotto la Curva Nord. Dispiace poi per il pareggio, ma è un gol che ricordo con piacere.

Qual è stata la tua prima partita?

Lo feci minorenne con la Ternana ad Empoli: facevo parte degli allievi nazionali. Il mister Tobia andò ad allenare in prima squadra e mi fece esordire in Serie B.

Ti manca il calcio?

Tantissimo: gli allenamenti, lo scherzare coi compagni, la domenica, la partita e i tifosi. Giocare ti dà grande emozione.

Calciatore preferito?

Non ho mai avuto il pupillo, mi è sempre piaciuto il giocatore col 10 di classe: ce ne sono stati tanti. Non ne dico uno ben preciso.

Perché via labarba?

La scorsa estate feci una prova al mare per vedere come stessi: ci fu il consenso di Allegra. Per il momento sto così. Il consenso è importante: se poi trovo la porta chiusa di casa è dura. Il lampadario? Sapevo sarebbe successo: è andata bene. Quando tutto tornerà alla normalità rimetterò a posto il lampadario.

La più grande emozione all'Inter?

Spero di averne altre, ne ho avute tante: spero di alzare qualcosa di importante ed essere decisivo e partecipe di un trofeo in questo anno e mezzo. Giocare a San Siro con lo stadio sempre pieno è una cosa grandissima. Sono tante, staremmo qui fino a sera.

Il tuo idolo da bambino?

Non ho avuto il poster in camera, i numeri 10 mi hanno sempre entusiasmato. Sono tanti.

Hai riti prima delle partite?

Non ho riti, non sono superstizioso. Prima di scendere in campo allaccio prima la scarpa sinistra.

Cosa hai pensato dopo il gol col Lecce?

Ci ricolleghiamo alle emozioni, fare un gol del genere dopo un anno in cantina come quello precedente, è stata una liberazione: ero felice dopo un anno di sofferenza. Ho liberato un po' di dolore.

Qual è la cosa che ti piace di più in campo?

Vincere e convincere. La vittoria ti fa allenare bene in settimana.

Perché l'87?

E' il mio anno di nascita, l'ho sempre avuto: dalla Lazio ho continuato con questo numero.

Cosa ti aspetti ancora in carriera?

Mi sento bene, sono pieno di entusiasmo: voglio mettermi in discussione ancora. Finché avrò questa voglia, mi aspetto ancora tanto. Sto bene, sono pieno di energie.

Canzone preferita?

Il ragazzo fortunato di Jovanotti.

Cosa ti ha detto Conte quando vi siete ritrovati?

Il mister è uno di poche parole, ma che entrano in ognuno di noi. Non mi ha detto tanto, mi conosce e mi ha saputo dire con i fatti e con gli occhi le cose: lui conosce solo la parola lavorare per la squadra. Per me è stato il mister più importante in carriera: è il numero uno, parlerò sempre bene di lui.

Piatto preferito?

L'amatriciana. Con il cibo mi sto comportando bene, tranne la domenica che c'è la pizza: ma sempre integrale. Se sbagli è un casino.

Periodo migliore della carriera?

Alla Lazio c'è stato il percorso più determinante per la mia carriera, mi ha dato la possibilità di approdare in una squadra top come l'Inter.

Compagno più simpatico?

Ce ne sono tanti, Brozovic dice la sua, è un simpaticone. Siamo tutti giovani e pronti allo scherzo: siamo un bel gruppo. Nello spogliatoio ci ammazziamo dal ridere.

Brozovic biondo?

Sta bene, gli ho fatto i complimenti: è bellissimo.

Quale ruolo preferisci?

Sono nato trequartista, mi piace la libertà di quel ruolo. Ma l'esterno è quello che mi ha dato la possibilità di avere continuità negli anni: il 3-5-2 mi piace tantissimo, bisogna essere attenti dietro e in attacco.

Cosa si prova ad indossare la maglia dell'Inter?

Bellissimo far parte di questa grandissima famiglia, rappresentarla ti riempie d'orgoglio: sono onorato di indossarla e rispettarla.

Come ti sei sentito dopo il gol col Dortmund?

Bellissima partita e bellissima l'atmosfera allo stadio: rimane il rammarico di non essere passati, però è stata un'emozione bellissima.

Hai insegnato le basi del calcio alla moglie? Ti rivedremo con la barba?

In questa quarantena ho scoperto in Allegra una calciatrice, siamo circondati da palloni: è una grande palleggiatrice.

Vorrai allenare?

Mi piacerebbe perché il ruolo è bello: ma non so dire se sono pronto o se sarò bravo. Quando sarà il momento sarà tutto diverso: quando sei a contatto con 25 persone devi capirle tutte. L'allenatore deve essere papà e psicologo: mi piacerebbe.

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