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Chivu: “Inter, Champions tosta ma Spalletti decisivo. Icardi, parlano i numeri e Lautaro…”

L'ex difensore dell'Inter ha parlato anche della storica sfida in semifinale col Barcellona

Andrea Della Sala

L'ex difensore dell'Inter Cristian Chivu ha da poco iniziato la carriera da allenatore alla guida dell'Under 14 nerazzurra. Nella scorsa settimana l'ex terzino ha conquistato il suo primo trofeo battendo il Barcellona in semifinale, un po' come successe nel 2010. Nella prossima Champions l'Inter dovrà affrontare anche i blaugrana, Chivu ne ha parlato a La Gazzetta dello Sport: «Proprio così, quando abbiamo eliminato il semifinale il Barça un pensiero al 2010 l’ho fatto. E infatti poi abbiamo vinto».

Barcellona per Chivu è...?

«È il ricordo di una partita storica: affrontammo una squadra che faceva del calcio che non s’è mai più visto. Al Camp Nou neppure dovevo giocare, poi si fece male Pandev e in extremis Mourinho mi schierò ala sinistra. L’ultima volta che avevo fatto quel ruolo era forse nel 1994, da bambino, in Romania. Ma chiunque altro avrebbe detto sì al posto mio, pur di giocare».

Convincervi dell’impossibile: era la vera differenza di Mourinho.

«Sì. Ma attenzione: la differenza la facevamo noi in campo. Puoi essere il miglior allenatore del mondo, ma se i giocatori non recepiscono il tuo messaggio non vai da nessuna parte».

Cosa deve prendere l’Inter di oggi da quella del 2010?

«Rispondo così: la forza della mia Inter era il sacrificio, l’intelligenza nel capire che per vincere serviva la massima disponibilità. I giocatori di oggi devono avere la nostra stessa voglia di impegnarsi senza sapere dove realmente si può arrivare. Mi spiego: quell’Inter lì stava per complicarsi la vita a Kiev, nel girone. Nessuno pensava quella sera che avremmo vinto la Champions. Ci vuole anche fortuna, certo. Ma soprattutto devi saper credere in quello che fai».

Quante chance ha di arrivare agli ottavi?

«È un girone equilibrato, l’Inter ha grande qualità e se devo trovare un difetto è la mancanza di esperienza a certi livelli. Spalletti può compensare questa mancanza. Ho giocato una Champions con lui, ha una qualità che può risultare decisiva: la cura dei particolari. È un maniaco da quel punto di vista, in campo europeo è fondamentale per una squadra che vuole riscrivere un pezzo di storia».

Più forte lo Spalletti di oggi o il suo?

«Sono passati più di dieci anni, è sicuramente migliorato».

Lei da tecnico si ispira a lui?

«Ho preso un po’ da tutti i grandi che mi hanno allenato. Ma se devo dirne uno, penso a mio padre. Era tecnico anche lui: quando ero bambino mi arrabbiavo perché invece di parlare con me si metteva a pensare alle partite, agli schemi...ecco, ora a distanza di anni lo capisco. Moduli? No, nessuno modulo, ai miei ragazzi faccio una testa così perché cerchino di continuo l’uno contro uno».

Quindi modello Ronaldo e non modello Chivu?

«Bella domanda... Di sicuro Cristiano è un esempio, pensa allo sport 24 ore su 24, non stacca mai la spina. I miei scelgano quello che vogliono, basta che non sia in base all’auto bella o alla moglie affascinante».

Totti dice: in Serie A non esiste l’anti Juve.

«Che siano i favoriti, non si discute. Ma le altre devono provarci, hanno l’obbligo di competere, guai a non farlo. Penso alla Roma, al Napoli, al Milan. E all’Inter, certamente. Spalletti ha in rosa uno come Icardi che continua a migliorare anno dopo anno: ha fatto 100 gol, i numeri parlano per lui».

Di Lautaro che idea s’è fatto?

«Che rispetto a Mauro è molto bravo a giocare fuori dall’area. Li vedo insieme, Spalletti alla fine troverà il modo di farli coesistere».

Otto anni fa il Triplete. Ma Chivu, tra altri 8 anni, dove si vede?

«Me la fa a fine stagione questa domanda? Voglio capire se sono bravo ad allenare...».

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