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City-Tourè, amore finito? Il calo nei dati. Neville: “Non può mai giocare in…”

Continuano a piovere critiche su Yaya Tourè in Inghilterra. La sconfitta roboante nel derby ha aperto di fatto la crisi del Manchester City e l’ivoriano è ritenuto il grande responsabile della stagione deficitaria dei campioni di...

Daniele Mari

Continuano a piovere critiche su Yaya Tourè in Inghilterra. La sconfitta roboante nel derby ha aperto di fatto la crisi del Manchester City e l'ivoriano è ritenuto il grande responsabile della stagione deficitaria dei campioni di Inghilterra. In molti si chiedono se l'ex Barcellona non abbia veramente bisogno di cambiare aria, con Roberto Mancini pronto ad affidargli le chiavi del nuovo centrocampo dell'Inter.

Un centrocampo che però, secondo l'ex United Gary Neville, non può mai essere quello di un 4-2-3-1: "Tourè non può mai giocare in un centrocampo a due, va in difficoltà contro qualunque squadra di qualità", ha sentenziato Neville a Sky Sports.

Alcuni numeri di Tourè spiegano, in parte, il perché del calo dei Citizens, da sempre legatissimi al rendimento del colosso ivoriano.

Tourè ha segnato solo 8 gol quest'anno contro i 20 dell'anno scorso (il risultato clamoroso, però, era quello della passata stagione a dire il vero) e ha fatto solo un assist contro i 9 totali della scorsa stagione. Anche la media gol è crollata da una rete ogni 146 minuti ad un gol ogni 256 minuti.

Ma è soprattutto la precisione al tiro che è deficitaria e crollata dal 54 al 41%. Anche in fase difensiva c'è stato un calo nel rendimento: Tourè, lo scorso anno, aveva totalizzato 54 tackle, ottavo tra le prime quattro squadre. Ora questo dato è calato fino a soli 27, il che lo posiziona al 19esimo posto.

Ovviamente, questi dati non spiegano completamente il perché del calo del Manchester City che, Aguero a parte, ha visto tanti giocatori rendere molto meno del recente passato. Ma l'ondata di critiche che sta subendo Tourè potrebbe anche far riflettere ulteriormente il campione ivoriano, già tentato dall'idea di tornare a farsi allenare da colui che l'ha portato in Inghilterra, trasformandolo in quell'assoluto fuoriclasse che è.