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Inter, sei grande: alzala per Simoni. Conte con uno sguardo ha fatto la scoperta più importante

L'analisi di FCInter1908.it su quanto accaduto a Dusseldorf tra Inter e Shakhtar Donetsk

Marco Macca

Ci sono sere in cui soffia un vento imponente e leggero al contempo, in cui l'aria che si respira sembra la stessa di sempre, quella assaporata in tante notti, in tanti mesi di sudore, fatica e urla. Quella assaporata in giornate cupe e altre sorridenti, quella che ti ha accompagnato nel corso di una stagione intera. Eppure... Eppure in essa c'è qualcosa di diverso, di invisibile, di denso. Profumato, indimenticabile, magico. E' l'aria che si respira quando arriva la storia, quasi di soppiatto, trasportata da quel vento imponente e leggero, e si posa su di te.

Perché la gloria è lì, manca solo un altro passo. E pazienza se per la Coppa vinta dieci anni fa bisognerà aspettare ancora. Questa Europa League avrebbe un sapore del tutto particolare. E non solo perché sarebbe il primo titolo vinto da Antonio Conte sulla panchina nerazzurra. Lo avrebbe anche perché suggellerebbe definitivamente il luminoso inizio di un ciclo che il popolo interista pregusta già, al di là di Dusseldorf, verso la strada che porta a Colonia. Sarebbe il primo trofeo dell'era Suning, così come la Coppa UEFA del 1998 vinta a Parigi contro la Lazio lo fu per Moratti. Lì c'era Ronaldo, il simbolo della poesia e dell'emozione. Oggi c'è Lukaku, a un solo gol da quel Fenomeno, che con qualità diverse ha tutta la voglia del mondo di scrivere una pagina tutta sua.

La voglia di alzare al cielo quella Coppa è tanta, tantissima. E l'Inter se la merita tutta. Per come è arrivata a questa finale (non solo il 5-0 contro lo Shakhtar, ma anche le grandi vittorie contro avversari ostici come Getafe e Bayer Leverkusen), ma anche per la fame che ha mostrato, per il la voglia di mettersi alle spalle dissapori, presunte fratture, nubi minacciose. Un cammino lungo e impervio, schiarito dalla ferocia di chi si è stancato di guardare i successi degli altri, e che è pronto a vivere un sogno tutto suo.

Non sappiamo se questa vittoria possa convincere tutti a stringersi la mano e a continuare questo matrimonio passionale e appassionato, ma una cosa è certa: questa Inter fa sognare. E ci ha regalato una notte che aspettavamo da tempo. Ora sotto con il Siviglia, non certo l'avversario più morbido a livello europeo. Ma in fin dei conti, era proprio questo che volevamo, no? Dieci anni lunghi una vita, svaniti in un lampo. La storia tende la mano all'Inter. Che la si possa stringere con amore. Perché sarebbe bellissimo chiudere un cerchio, 22 anni dopo. Omaggiare Gigi Simoni, nell'anno della sua scomparsa, inaugurare una nuova era di successi. Non ci sarebbe nulla di più romantico, di piacevole, di bello. E di interista.

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