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ESCLUSIVA Pira: “Suning-Inter, ecco che succede. Investiranno, un indizio è chiaro. Il Congresso…”

Mariangela Pira, autrice del libro "Fozza Cina", ha spiegato a Fcinter1908.it quali prospettive ci sono per il club con Suning al comando

Sabine Bertagna

Mariangela Pira, giornalista di Milano Finanza, è l'autrice di un libro scritto insieme alla collega Sabrina Carreras e uscito da poco: "Fozza Cina" (edito da Baldini & Castoldi). Un titolo che riporta sicuramente a quell'ormai storico "Fozza Inda", che aveva sancito l'acquisizione dell'Inter da parte del gruppo cinese Suning. Il libro si occupa di fornire un punto di vista diverso attraverso utili chiavi di lettura del fenomeno degli investimenti cinesi in Italia. Fondamentali gli accenni alla politica del governo cinese, che (come emerge da questa lunga chiacchierata) tutto influenza. Con Mariangela Pira abbiamo voluto quindi soffermarci sul capitolo che riguarda direttamente l'Inter e Suning, per inquadrare meglio le intenzioni del gruppo ma soprattutto per cercare di leggere le "recenti" limitazioni da parte del governo cinese. La comprensione delle politiche cinesi passa da alcuni importanti fattori culturali molto diversi dai nostri. Mariangela Pira racconta a Fciter1908.it, quindi, perché Suning sta tenendo un profilo basso in questo periodo e che cosa potrebbe cambiare con il congresso di ottobre...

L'impegno di Suning è un impegno sincero?

"Suning rispetto a tante altre operazioni che si sono verificate prima, anche in altri settori, si è dimostrato e si sta dimostrando come un gruppo globale che si vuole espandere e crescere dal punto di vista delle competenze e nello specifico, nelle competenze calcistiche. Ha accettato di mettere un piede direttamente in Europa acquistando un club per emergere anche da questo punto di vista. Loro hanno in questo momento la forza finanziaria per farlo e secondo me credono in questo progetto. Sia mister Zhang che suo figlio più volte hanno fatto capire che credono molto in questo progetto. La Cina ha questo grande sogno che è quello di poter ospitare il Mondiale nel 2030. Non vogliono arrivare ultimi come è sempre successo, si sono qualificati una sola volta al Mondiale. Loro vorrebbero arrivare all'appuntamento preparati. Secondo me l'acquisizione di un club importante emerge evidentemente come un punto in questa strategia. In Cina hanno piani quinquennali perché non vogliono arrivare impreparati. Cosa fanno? Prendono un periodo di tempo piuttosto lungo e in questo periodo si danno degli obiettivi: formeremo 50 milioni di calciatori, il Bayern Monaco fornirà delle strutture interne che possano permettere agli studenti di migliorare la propria tecnica, l'Inter ci darà tramite le scuole calcio in Cina un'altra competenza. La cosa bella di Suning e l'Inter non è solo acquistiamo e ce ne freghiamo. Il discorso dell'Inter sta proseguendo forte anche in Cina. L'Inter ha scuole calcio che a Pechino sono ben riconosciute e nelle altre zone cinesi sono molto riconosciute. L'Inter è un brand che adesso in Cina sta prendendo piede. In tutto questo bel discorso c'è un problema.

Che problema?

"La Cina è un paese comunista, non capitalista. Quindi se questo discorso fosse fatto negli Stati Uniti sarebbe un discorso perfetto. Noi ci dobbiamo ricordare che quello che accade in Cina è voluto strettamente dal governo e dalla presidenza cinese. Quando si legge stop agli investimenti all'estero, stop all'acquisto dei calciatori perché avete speso troppo, queste cose vanno interpretate leggendo quella che da sempre è la politica economica cinese. Adesso a ottobre c'è un congresso molto importante. Il presidente cinese Xi Jinping cambierà le sue pedine all'interno del comitato centrale, da cui emergono tutte le decisioni sulla Cina. Questo sarà un cambiamento importantissimo. I suoi punti sono: la lotta alla corruzione, la lotta al malaffare, la lotta alle spese inutili. Secondo me e altri esperti adesso sta richiamando un po' tutti all'ordine. E' come se dicesse io adesso ho questo congresso, per me è la cosa più importante e non mi dovete assolutamente mettere i bastoni fra le ruote. Sicuramente la campagna acquisti di gennaio sarà probabilmente diversa perché il congresso sarà passato. Le acque in qualche modo si saranno chetate. Adesso devono guardare a quello che è il volere del loro capo supremo. Se la Cina e Pechino dicono no ad una cosa, quella cosa non si verifica perché è un paese comunista. Per esempio, se dicono ad Alibaba: tu da domani non hai più un ufficio a Milano, Alibaba da domani non ha più un ufficio a Milano. Questo lo si deve mettere in conto quando si ha a che fare con i cinesi. Non è un paese libero in toto".

Quando il governo cinese ha iniziato a dettare queste linee guida?

"La linea politica contro la corruzione c'è dall'inizio del suo mandato nel 2013. Ci sono stati dei politici, considerati i prossimi delfini, che il presidente non si è fatto proprio problemi a mettere da parte. C'è una faida interna: c'è chi approva i metodi del presidente, c'è chi ritiene che siano troppo liberali, occidentali. Lui deve cercare di fare il gioco delle tre carte. Tenere quelli buoni, c'è la componente anziana del partito e anche loro la pensano in modo diverso. In Cina le cose sono estremamente complicate per questo dico che che quando leggiamo sui giornali "stop agli investimenti"  non è sempre nero o biancoin Cina. Ci sono delle sfumature, che vanno lette anche alla luce di rapoorti storici, alla luce di quello che loro ritengono sarà il futuro. La verità la sanno Xi Jinping e i suoi quattro alleati principali. Nessun altro. Anche le letture che spesso facciamo, intendendo il calcio alla europea, evidentemente sono delle letture a cui manca un pezzo. E il pezzo è la componente cinese che è l'unica che sa veramente come stanno le cose. Bisogna però fare anche i conti con quello che ha detto il presidente: vogliamo puntare sul calcio. Il calcio nelle scuole. Formare 50 milioni di calciatori. Al momento mi devo fidare di quello che ha detto il capo supremo in Cina. Non di tutto il resto che c'è dopo.

Il chiasso mediatico all'inizio del mercato (quando si diceva che Suning avrebbe speso 200 milioni di euro) può aver dato fastidio?

"Questo è un ottimo spunto. E sì, questa cosa può dar fastidio. Prendi per esempio l'interesse cinese nei confronti di FCA Group (la galassia Agnelli): al momento questo interesse è stato smentito. Il comunicato dice e non dice. Tirano i remi in barca o vogliono a far credere a noi che stanno tirando i remi in barca? Dell'operazione Suning noi giornalisti non sapevamo niente. L'abbiamo saputo quando è stata annunciata. In Cina odiano tutto ciò che ha a che fare con la pubblicità con l'interesse dei giornalisti. Per quello sono molto opachi, non perché abbiano qualcosa per forza da nascondere ma perché non vogliono che ci sia questo interesse. Non sono abituati. Hanno un modus operandi che è molto diverso dal nostro. Non significa tirare i remi in barca. Significa fare le cose in modo diverso. I cinesi nel business non urlano, fanno le cose pian piano. Nel momento in cui tutto è deciso annunciano. Noi siamo abituati ai tira e molla. Loro danno un'informazione che è un'informazione certa. In Cina c'è questo problema del perdere la faccia. Per loro è molto importante. Se uno dice una cosa sbagliata c'è sicuramente un capo più capo di lui che lo sgriderà. Per questo non è tanto importante perdere il lavoro, quanto perdere la faccia. E' una sorta di sensazione di difficoltà nei confronti di una persona che ti è superiore di grado. Tutti questi discorsi per loro valgono tanto. Si tratta di credibilità. Loro le cose le fanno.

L'indizio chiaro sulla volontà di Suning - "Vai a leggere sulla cronaca cinese: Suning sta puntando in Cina ad ottenere i diritti sul calcio. Un gruppo che non vuole investire, un gruppo che non vuole far crescere l'Inter punta ai diritti sul calcio in Cina? Non credo. Loro stanno andando verso quella direzione. Non sono abituati a tutto questo clamore rispetto alle scelte. Stanno ancora cercando di trovare il modo. In tutto questo poi non bisogna smettere di considerare le prossime decisioni del governo.

Profilo basso - Questo è legato al congresso di ottobre. Secondo me stanno tutti tenendo un profilo basso, non solo Suning (ma anche Alibaba, ecc...). In questi giorni non parla nessuno. Tutti zitti, tutti tranquilli. C'è un altro problema. La Commissione Europea settimana prossima deciderà in merito agli investimenti cinesi in Europa. Loro vogliono sostanzialmente creare una sorta di comitato che possa monitorare gli investimenti cinesi in Europa e in Italia. Un po' come succede negli Stati Uniti passi attraverso questo comitato. Anche questo permette loro di tenere un profilo basso. Vogliono vedere che cosa accade anche con questa decisione.

Il Milan - Potrebbe addirittura essere controllato direttamente dal fondo americano. La verità è che il discorso fatto sull'Inter vale anche per il Milan. L'unica differenza è che nel caso dei rossoneri si tratta di un pool di investitori, bisogna quindi vedere cosa vogliono fare. Tenere il Milan? Cederlo al fondo americano? Questo ancora non si sa evidentemente. Le differenze con l'Inter? Loro sono un pool di investitori, Suning è un gruppo e molto solido. Basta che tu prendi un aereo e vai in qualsiasi zona cinese ed è pieno di cartelli pubblicitari appesi sui muri dei grattacieli. Suning è dapertutto. In Suning l'Inter ha visto un progetto commerciale completo. nel Milan c'è un po' più di leggerezza rispetto all'Inter perché comunque si tratta di investitori privati spalleggiati dagli americani. Rispetto a Suning loro hanno la parte americana che gli permette di agire con un po' più di leggerezza sul mercato.

Steven Zhang - Secondo me il figlio prenderà sempre più responsabilità rispetto al gruppo. Vedo che ha incominciato a fare le interviste da solo. E' un po' come se si stesse responsabilizzando. Mi è sembrata una persona molto ligia e vista l'età non me lo aspettavo.

Ringraziamo Mariangela Pira per la grande disponibilità!

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