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Eto’o: “Inter, spero non giochi Messi. Lukaku segnerà tanti gol. Conte? È di razza, uno dei pochi che…”

L'ex attaccante di Inter e Barcellona ha parlato della super sfida di domani sera al Camp Nou

Andrea Della Sala

Domani sera l'Inter giocherà al Camp Nou con il Barcellona per il secondo turno di Champions League. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il doppio ex Samuel Eto'o ha parlato della sfida e della squadra di Conte:

Il film Inter-Barcellona 2010 in una sequenza.

«In due sequenze. La prima: Materazzi e Balotelli dopo la partita di San Siro. Non posso spiegare cosa successe (Materazzi picchiò Balotelli che aveva gettato a terra la maglia dell’Inter ndr), ma se rivedo l’immagine di quello spogliatoio rivedo lo spirito del nostro gruppo. Se ci sono due persone che amano davvero l’Inter sono il signor Massimo Moratti e Marco Materazzi. A Marco dissi: “Chapeau, uomo vero”. E a tutti gli altri: “Questa eliminatoria la passiamo noi”. La seconda, al Camp Nou. Ero stanco morto, Zanetti se ne accorge, mi viene vicino e mi parla piano: “Sigue negro, sigue: insisti, manca poco, ancora un po’, ancora un po’”. Le confesso una cosa: ogni volta che vedo una partita dell’Inter sento ancora quella voce di Pupi».

Inter e Barcellona: il meglio della sua carriera?

«No, il meglio è stato il Maiorca. Ma il punto d’onore della mia carriera sì: al 50% Inter e al 50% Barcellona».

In una parola: cosa le ha dato il Barcellona e cosa l’Inter?

«Il Barça è stato la vetrina che mi ha permesso di far sognare a milioni di ragazzi africani che tutto è possibile nella vita. L’Inter lo ha confermato, è stata il punto successivo: due Triplete di seguito con due squadre diverse. E mi ha confermato che avevo fatto bene a non ascoltare chi mi diceva: “Non devi andare in Italia, lì la gente di colore ha problemi”. Meno che in altri posti, in realtà».

Quando giocava con Balotelli...

«No: quando lui giocava con me...».

Ok, quando Mario giocava con Eto’o, Eto’o diceva: può diventare come Messi e Ronaldinho. Ha sbagliato lei o ha sbagliato lui?

«A Mario voglio bene come a un fratellino, ma non ha mai giocato neanche al 10% delle sue qualità: il Mario che vedevo in allenamento quando aveva voglia, non si è mai visto in partita. Peccato, in alcuni momenti ha saputo segnare i cuori di chi lo guardava, ma avrebbe potuto segnarli tutti i giorni per vent’anni».

Ha definito Mourinho il capitano della vostra famiglia Inter: non è fuori dai giochi da troppo tempo?

«Nel calcio ci sono momenti in cui è bene fermarsi un attimo. Per vent’anni è stato abituato ad allenare, lottare, vincere, a lavorare per migliorare i suoi giocatori: mi piacerebbe se fosse sulla panchina del Barcellona o del Camerun, ma sono anche contento di vederlo rilassarsi un po’. Non più che fino alla prossima stagione, però».

«Mourinho mi ha fatto capire cose importanti della vita, non solo del calcio». Ce ne dice una?

«Gennaio 2010: torno dalla Coppa d’Africa e mi tiene fuori per quattro partite. Quattro. Chiedo di parlargli, ero molto incazzato. Mi parla: “Tu sei il mio giocatore migliore, ma la squadra sta funzionando bene senza di te”. Quelle parole cambiarono molto il mio modo di vedere le cose. E imparai che a volte, anzi quasi sempre, è il gruppo la stella della squadra. Non solo nel calcio».

Ha visto il derby?

«Sì, e ho visto che ci sono i giocatori, c’è l’allenatore, un club che sta mettendo molti soldi, uno dei migliori pubblici del mondo. Non sono un mago, ma il mio sogno è venire a festeggiare a San Siro la prossima Champions vinta dall’Inter: sento l’energia giusta per sognare cose grandi».

Le manca giocare a San Siro?

«Non è detto che non possa giocarci un’altra volta...».

Cosa la colpisce di Conte?

«Non perde mai di vista la vittoria finale: sono in pochi, di quella razza».

Il Barcellona non iniziava così male un campionato da 25 anni: perché?

«Perché il santo Messi ha giocato pochissimo: se lui c’è, è il Barcellona. Se Messi non c’è, si nota che il santo non c’è. Spero non giochi contro l’Inter, per il mio cuore: deve essere 50-50, se gioca Messi è più difficile che sia 50-50 la partita».

Le piace Lukaku?

«In campo e fuori dal campo. Siamo stati insieme all’Everton: grande e grosso ma è come un bebé, però molto intelligente anche se giovane e infatti ha detto cose importanti sul razzismo. Ci sono calciatori che si sentono stelle e altri persone normali: lui è nel secondo gruppo. E vedrete quanti gol farà».

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