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Handanovic: “Gennaio massacrante. Juve e Napoli più forti. Dico grazie a…”

Samir Handanovic si racconta ai microfoni di TuttoSport: il portiere dell’Inter non getta la spugna e spiega di credere ancora nella rimonta Champions, nonostante la Roma non sia un avversario semplice. Queste le sue parole: «Ora non...

Alessandro De Felice

Samir Handanovic si racconta ai microfoni di TuttoSport: il portiere dell'Inter non getta la spugna e spiega di credere ancora nella rimonta Champions, nonostante la Roma non sia un avversario semplice. Queste le sue parole:

«Ora non dipende più da noi, però l'Inter deve provare a fare il massimo pensando solo a sé stessa e a vincerle tutte. Poi vediamo cosa accadrà: loro, per esempio, alla ripresa hanno già il derby. Mancano 8 giornate e può ancora succedere di tutto. Tutti in un campionato hanno una flessione, a noi è accaduto a gennaio quando ci sono tante partite. Purtroppo i punti persi lì ci hanno un po' "massacrato". Forse in quel periodo dovevamo accontentarci di pareggiare qualche partita. Il campionato però ha dimostrato come Juve e Napoli abbiano qualcosa in più e che noi siamo nel gruppetto dietro di loro. L’errore da non ripetere? Certe cose vanno analizzate a fine campionato, ma non va dimenticato che noi siamo una squadra con tredici giocatori nuovi, mentre Juve e Napoli, anche se hanno cambiato allenatore, giocano insieme da almeno 2-3 anni e forse hanno anche qualcosa di più come organico. Noi dovevamo pareggiare con Lazio e Sassuolo mentre abbiamo sbagliato partita con Carpi e Verona ed è normale che se vuoi lottare a un certo livello non puoi buttare via tutti questi punti. Però anche questo fa parte del percorso di crescita di una squadra".

NESSUNA OSSESSIONE - E sempre a proposito di terzo posto, Handanovic spiega che la Champions rimane un obiettivo, ma non un'ossessione. Nel calcio tutto è possibile e la Juventus ne è la dimostrazione. I bianconeri, dopo due settimi posti, hanno intrapreso un ciclo vincente che ormai va avanti da anni: " La Champions resta un obiettivo. La parabola della Juve insegna che nel calcio, con il lavoro, tutto è possibile. Poi ogni squadra e ogni società ha la sua storia

ADDIO ALLA NAZIONALE E COMPETIZIONE CON IL SECONDO PORTIERE - "Per quanto riguarda la slovenia, non è stato un arrivederci ma un addio dopo una decisione presa con coscienza e su cui non voglio tornare perché è stata una scelta personale. Quanto è importante avere un secondo competitivo alle spalle per crescere? Tanto, perché ci deve essere competizione nel ruolo. Però deve esserci pure chiarezza nelle gerarchie, almeno in partenza. Non capisco società, come è accaduto qualche anno fa al Real, che scelgono a tavolino un portiere per il campionato e uno per le Coppe. Noi portieri non dobbiamo certo fare 12 chilometri ad alta intensità però un portiere deve essere pronto ad affrontare lo stress psicologico che comporta il ruolo e saper metabolizzare gli sbagli, a volte li dimentichi subito, altre ti porti il ricordo per una settimana. Però non è che cambio il mio modo di allenarmi perché non ho preso un pallone".

TRA GIOIE E DOLORI, C'É UN GRAZIE PARTICOLARE - Handanovic racconta anche quelle che sono state le gioie e le delusioni della sua carriera e si dice riconoscente nei confronti verso il suo preparatore personale: "Un mio rimpianto? Il preliminare di Champions perso con l'Udinese contro l'Arsenal perché la squadra che era arrivata terza in campionato non è andata a giocarsi quelle due partite, visto che sono stati venduti tre giocatori senza che ne fosse preso nessuno, mentre tra le gioie ci metto l'aver conquistato il Mondiale con la Slovenia quando nessuno se lo aspettava. A chi rivolgo il mio grazie? A Bonaiuti,  il mio allenatore: l'ho incontrato a Udine e, sin dal primo giorno, ha creduto in me. Adriano mi ha migliorato in tutto e, non appena ho potuto, l'ho voluto portare all'Inter

TERRORISMO E SPORT - L'intervista termina con quello con una riflessione sul terrorismo e lo sport: "Non sono abituato a vivere avendo paura: non mi voglio far condizionare da nessuno. Gli Europei a porte chiuse sarebbero una sconfitta perché il calcio è spettacolo e senza spettatori non lo sarebbe più".