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Inter, Inzaghi litiga ancora con i cambi. Dopo il Bayern resta una domanda

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Il quotidiano scava a fondo nella sconfitta dei nerazzurri a San Siro contro il Bayern Monaco: cosa c'è dietro lo 0-2

Alessandro De Felice

Una partita senza storia, eccezion fatta per il breve periodo ad inizio ripresa. L'Inter non può nulla contro la corazzata Bayern Monaco e deve arrendersi davanti la superiorità dei tedeschi. Un breve accenno di orgoglio in avvio di secondo tempo non basta per portare a casa un risultato positivo.

"I tedeschi hanno lasciato che gli “inzaghiani” si sfogassero e quando il tentativo di rimonta, si era sullo 0-1, ha perso spinta, hanno chiuso il discorso con il “dai e vai” ad alta velocità e tecnica che ha portato all’autogol di D’Ambrosio, sigillo di una serata malinconica - è l'analisi della 'Gazzetta dello Sport' -. È possibile consolarsi con la retorica della sconfitta dignitosa, nessun massacro come si paventava a bassa voce alla vigilia, ma è più utile interrogarsi sui motivi della manifesta inferiorità interista. Un onesto sparring partner, questa è stata l’Inter. Il Bayern ne ha disposto a piacimento e si è presa la quarta vittoria su quattro trasferte a San Siro nelle euro-coppe. Nell’Inter si intravvedono limiti tecnico-strategici e forse d’altro genere".

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Il Bayern Monaco non ha praticamente mai concesso nulla all'Inter di Inzaghi:

"L’Inter palleggiava davanti a Onana, avanzava un po’ e ritornava indietro perché, a Bayern schierato, non sapeva come creare superiorità e bucare il fortilizio tedesco. Le uniche opportunità sono arrivate su riconquiste fugaci a centrocampo e ripartenze conseguenti, sempre un po’ flemmatiche. Più del controllo del pallone ha potuto la mentalità. Il Bayern andava in pressione sul giro-palla cigolante degli avversari, a costante rischio scivolone, e puntava al recupero “alto” per sprintare verso Onana e concludere in pochi secondi. Impressionanti le statistiche dei primi 45 minuti. Le conclusioni, per esempio: 14 a 3 per i tedeschi, di cui nove nello specchio. È vero, la gran parte di questi tiri è stata centrale, ma il messaggio recapitato era potente: «Tiriamo quando e quanto vogliamo». E poi i passaggi, il Bayern ne ha effettuati 169 nella metà campo altrui, quasi il quadruplo degli interisti, fermi a 48 palle giocate nei territori di Nagelsmann".

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Il quotidiano non ha dubbi sul messaggio 'lanciato' dalla sfida tra Inter e Bayern Monaco:

"È stata per 45 minuti la partita manifesto del distacco tra alcune nostre squadre e l’Europa, tra il pensiero debole dell’incertezza, il palleggiare senza meta e con lentezza, e l’idea forte della predominanza".

Tra i temi c'è anche quello dei cambi di Inzaghi, giudicati 'tardivi' dalla Gazzetta dello Sport:

"L’allenatore ha litigato ancora una volta con le sostituzioni. Intorno al 60’ era abbastanza chiaro come alcuni interisti fossero in riserva e andassero cambiati per alimentare il tentativo di risalita. Niente da fare, Inzaghi è rimasto fermo. Sembrava quasi che per intervenire attendesse il secondo gol dei tedeschi, come era successo contro il Milan, quando aveva messo mano alla panchina soltanto sul 3-1. E così è andata anche in Champions".

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