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Inter-Milan, il verdetto del Politecnico: “Stadio nuovo meglio di San Siro: ecco perché”

Il parere del Politecnico di Milano è netto: meglio uno stadio ex novo che la ristrutturazione di San Siro

Marco Macca

Meglio uno stadio completamente nuovo, costruito nell'area di San Siro anche per mantenere lo spirito e la memoria calcistici dei milanesi e dei tifosi di Inter e Milan, piuttosto che la ristrutturazione del Meazza, nonostante questa costi decisamente meno. In merito al futuro dello stadio dei nerazzurri e dei rossoneri, il parere del Politecnico di Milano, istituto che rappresenta un'eccellenza italiana nel mondo negli studi di urbanistica e architettura e che nei mesi scorsi ha avviato una collaborazione con i vertici dei due club. Ecco quanto riportato da Il Sole 24 Ore:

"La ristrutturazione costa meno (per uno stadio moderno da 60mila posti, i costi si aggirano sui 300/400 milioni) ma non consente di ottenere gli stessi risultati. Non permetterebbe, per il Politecnico, di avere uno stadio “performante” dotato di quella mixitè che contraddistingue i più vivaci centri storici delle capitali europee. Come comprare un’auto usata, per quanto tenuta bene, oppure un’auto nuova di zecca equipaggiata con i migliori optional. Per gli specialisti del Politecnico a far propendere l’ago della bilancia a favore della creazione di un nuovo impianto, unico per le due squadre, accanto a quello attuale (da demolire o meno a seconda di quello che deciderà il Comune) sono diverse considerazioni: dall’ottimizzazione delle risorse finanziarie al risparmio di suolo pubblico; dalla riqualificazione urbana dell’area alla mobilità “dolce” già in gran parte assicurata dalla connessione stradale e metro all’impianto. Un nuovo San Siro a San Siro, insomma, passando da uno “stadio oggetto” a uno “stadio luogo”. Uno stadio cioè che fornisca servizi a tutta la famiglia, interattivo e iperconnesso per la condivisione live dell’esperienza, facilmente raggiungibile, il più possible autosufficiente dal punto di vista energetico e aperto magari a funzioni pubbliche, palestre o scuole, quali presidi di pubblica utilità che facilitino l’osmosi tra il tessuto urbano e le sue due squadre. Un edificio, inoltre, assemblato con materiali all’avanguardia, adattabile a più usi nel suo ciclo di vita e totalmente “digitalizzato”".

"Oggi la tecnologia favorisce la coabitazione dei due club. Basterà schiacciare un pulsante per “cucire” sull’edificio e negli spazi interni il vestito e i colori dell’uno o dell’altro", ha dichiarato Emilio Faroldi, vice rettore del Politecnico.

(Fonte: ilsole24ore.com)

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