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Julio Cesar: “Odio la Juve. Interista comunque. Gasp chissà  quanto rosica…”

La Gazzetta dello Sport, in occasione della sfida tra Juventus e Inter di questa sera ha intervistato uno dei protagonisti delle ultime gare tra bianconeri e nerazzurri. Si tratta di Julio Cesar, portiere ora in forza al QPR. Ecco quanto raccoglie...

Alessandro De Felice

La Gazzetta dello Sport, in occasione della sfida tra Juventus e Inter di questa sera ha intervistato uno dei protagonisti delle ultime gare tra bianconeri e nerazzurri. Si tratta di Julio Cesar, portiere ora in forza al QPR. Ecco quanto raccoglie fcinter1908.it:

Julio Cesar, la vede Juve-Inter o le fa troppo male?«Sì che la vedo, ma se la trasmettono qui. Niente Sky Italia a casa, altrimenti bye bye inglese: chi lo studia più?».Nessuna nostalgia dell’Inter, neanche per una partita così?«Macché nostalgia: con la Juve mi andava sempre male».Dai che ha capito...«Dai che glielo dico: tifo Inter, sempre. Anche se è successo quello che è successo».Cioé che si è sentito «trattato non benissimo»?«Beh, una telefonata a me direttamente per dire che non facevo più parte del progetto mi avrebbe fatto sentire meno un estraneo. E poi due mesi ad allenarmi da solo alla Pinetina sono stati una delle partite più difficili della carriera: ero tristissimo, almeno finché non ho parlato con Moratti».L’ha aiutata a capire?«Ci tenevo a chiarire certe cose, che a lui erano arrivate distorte. Ora è rimasta una porta aperta: non significa che tornerò all’Inter, ma significa che sette anni insieme e 14 trofei vinti non si sono volatilizzati».Ma se oggi dovesse spiegare perché se n’è andato?«Perché più che su di me, l’Inter ha puntato sul fair play finanziario: a chi me lo chiede, è la prima cosa che dico».E la prima cosa che le dissero della Juve quando arrivò in Italia?«Che aveva sempre gli arbitri a favore. Un giorno, ero da poco al Chievo, vidi dalla tribuna un gol annullato a Pellissier anche se il pallone, dopo aver colpito la traversa, era entrato. Mi dissi: "Cavolo, ma allora è vero". Poi venne Calciopoli e mi dissi: "Cavolo, ma allora era vero, vero, vero"».E domenica scorsa, dopo Catania-Juve, cosa si è detto?«Che è impossibile non farsi delle domande. O sono così fortunati che quasi sempre gli arbitri vedono le cose a loro vantaggio, o c’è qualcosa che non capiamo perché non sappiamo. Di sicuro errori come quello di Catania fanno impressione per quanto sono lampanti».Stasera vorrebbe essere nei panni di Tagliavento?«No, grazie. Non dico che me la farei addosso, ma non mi basterebbero due giorni interi di concentrazione per sentirmi tranquillo».La Juve ha fatto 28 punti su 30: troppo forte, o troppo tendente al basso il livello del campionato italiano?«Mi pare la squadra che ha l’identità più chiara. Se poi 5-6 punti li vuol regalare al QPR...».Inter, 24 punti su 30: se l’aspettava?«Sì, perché ha fatto un buon mercato e perché ho fatto in tempo a conoscere la filosofia di Stramaccioni, con il quale avrei voluto lavorare di più. Bel modo di vedere il calcio: abbastanza umile per accettare di ascoltare le opinioni di tutti, ma non ha mai paura».Non aver paura vuol dire andare a giocare a Torino con Cassano, Palacio e Milito?«Se lo fa, fa bene: la Juve va attaccata, perché attaccherà».Vuol dire provare a puntare allo scudetto subito?«Subito, perché no? A me l’Inter sembra la rivale più seria della Juve, forse l’unica. Anche più del Napoli, a cui continua a mancare la continuità che l’Inter sta trovando».Detto da portiere: meglio Cassano, Palacio e Milito, oppure Vucinic, Giovinco, Matri, Quagliarella e Bendtner?«Bella lotta, però di Milito ce n’è uno solo».E l’Inter con la difesa a tre che effetto le ha fatto?«Ho pensato a Gasperini: chissà come ha rosicato...».In compenso è un modulo che ha esaltato Juan Jesus.«E questo mi fa felice: non è facile arrivare in un calcio nuovo e fare subito bene. A me ci volle un anno, più o meno».Al posto di Branca e Ausilio, con chi avrebbe sostituito Julio Cesar?«Con Handanovic: è cresciuto tanto e in Italia, che non è una cosa da poco. Ed è stato un buon affare: l’hanno pagato il giusto».Cosa le piace di Handanovic?«Come usa il corpo: a tu per tu è difficile fregarlo, ti frega lui».Una cosa di Julio Cesar che rivede in Handanovic?«Io e lui non c’entriamo molto: due modi di parare diversi. Mi sento più simile a Casillas, lui mi ricorda più Buffon».Buffon contro Handanovic: il meglio della serie A?«A me piace un sacco Sorrentino, ma direi di sì. E dico anche che oggi Handanovic non ha niente da invidiare a Buffon».C’era più gusto a vincere contro il Milan o contro la Juve?«Non sapevo scegliere: stessa libidine. Però con il Milan ho vinto un sacco di volte, con la Juve appena due su 11. Anche per quello la "odio": non la battevo quasi mai».Una sfida con la Juve che non dimentica?«Più che una partita non dimentico un gol, quello di Maicon nel 2-0 del 2010. E la maglia che avevo quel giorno, gialla: me lo chiese Mourinho, mi aveva perfino attaccato sull’armadietto un articolo che spiegava come una maglia colorata mette più in difficoltà gli attaccanti avversari».Nel QPR lei li mette in difficoltà, ma Julio Cesar da solo non basta...«Non sono preoccupato: 11 giocatori nuovi, è solo questione di trovare un’identità, dunque di tempo».Felice della scelta fatta?«Non felice, di più. Londra è meravigliosa, il calcio inglese anche, e quando hai vinto tutto come me, far diventare realtà un progetto come quello del QPR sarebbe come vincere un’altra Champions».E poi le resterebbe l’ultimo so- gno, annunciato.«Sì, vincere il Mondiale 2014. E se continuo a giocare come ho fatto contro l’Arsenal, in Nazio- nale ci torno sicuro. Non so se da titolare, ma intanto ci torno: e poi sogniamo».