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L’Inter sta per riavere la sua Maravilla: otto partite per definirne valore e…ruolo

L’attesa è finita. Dopo più di un mese e mezzo di assenza, tra fastidi al ginocchio e il risentimento al polpaccio, Ricky Alvarez è finalmente pronto a tornare a disposizione di mister Stramaccioni. L’argentino, che non gioca dalla...

Daniele Mari

L'attesa è finita. Dopo più di un mese e mezzo di assenza, tra fastidi al ginocchio e il risentimento al polpaccio, Ricky Alvarez è finalmente pronto a tornare a disposizione di mister Stramaccioni. L'argentino, che non gioca dalla disfatta interna contro il Novara, dovrebbe regolarmente tornare in campo contro il Cagliari sul neutro di Trieste, come ha lasciato intendere ieri lo stesso Stramaccioni, che ha detto di aver scelto volontariamente, di concerto con lo staff medico, "di sfruttare anche questo weekend per avere a disposizione Ricky nel prossimo".

Alvarez, che aveva chiuso alla grande il 2011, sembrava aver trovato finalmente la sua collocazione tattica, come quarto di centrocampo atipico nel 4-4-2 di Ranieri. Ora, con Stramaccioni, l'argentino dovrà nuovamente reinventare se stesso, dal momento che il nuovo allenatore utilizza schemi diversi rispetto al suo predecessore.

Che sia 4-3-3 o 4-2-3-1, su Alvarez andrà prima di tutto risolta la questione tattica: l'ex Velez fa parte del pacchetto degli attaccanti o dei centrocampisti? Nella nazionale argentina, il Ct Sabella (che guarda caso utilizza proprio il 4-3-3) lo schiera interno di centrocampo (l'ultima volta in un terzetto completato da Mascherano e Lucho Gonzales). Che cosa ne penserà Stramaccioni? Il centrocampo a tre è in grado di sopportare e supportare la presenza di un giocatore di indubbia classe ma certamente poco dinamico come Ricky Maravilla? O l'ex tecnico della Primavera preferirà schierare Alvarez nel terzetto offensivo, magari come attaccante di sinistra? Senza tralasciare l'ipotesi di schierare l'argentino, nel 4-2-3-1, in qualunque ruolo dei tre dietro la prima punta.

Tante variabili e tante possibilità per un giocatore che deve giocare. Perché ne ha bisogno lui e perché ne ha bisogno la società, che deve finalmente capire di che pasta è fatto il calciatore. Otto partite rappresentano un lasso di tempo congruo per capire se Alvarez potrà davvero essere una pedina dalla quale ripartire il prossimo anno e per capire, finalmente, dove rende di più l'ex Velez. C'è un investimento da salvaguardare e soprattutto ci sono le premesse dello scorso anno che fanno ben sperare. D'altra parte, non si è in cima alla lista di Wenger e del Porto di Pinto da Costa per caso...